Contributo dell'UR UNI CAM
PE 98 - Progetto 5.1.1
U.R. Università di Camerino, responsabile: G. Cello
31 agosto 1999


L’obiettivo principale che ci proponiamo di raggiungere in questo progetto è quello di verificare, nelle aree dell’Appennino centrale e meridionale, un modello di segmentazione areale e/o multipla basato principalmente sull’analisi geologica (Cello et al., 1997; Tondi, in stampa).

I terremoti avvenuti in Appennino negli ultimi decenni ed anche lo studio dei terremoti storici ben documentati (Norcia-L’Aquila 1703; Fucino 1915) hanno infatti mostrato che durante un evento sismico, in superficie, si generano e/o riattivano più segmenti di faglie. La formazione di rotture multiple durante un evento sismico è stata ben documentata anche durante il terremoto umbro-marchigiano del 1997 (Cello et al., 1998b) dove fenomeni di riattivazione sono stati rilevati lungo tre differenti faglie attive peraltro già cartografate come faglie capaci (Tondi et al., 1997). Documentazioni storiche e dati paleosismici dimostrano che durante il terremoto del 14 gennaio 1703 (Imax = XI° MCS; Stucchi, 1985) si sono verificate fratture e dislocazioni al suolo lungo almeno quattro segmenti di faglie (Blumetti, 1995; Cello et al., 1998a). Analisi paleosismiche di dettaglio mostrano che a seguito del terremoto del Fucino del 1915 (Imax = XI° MCS) si sono riattivate almeno quattro faglie (Michetti et al., 1996; Galadini et al., 1997).

E’ evidente, quindi, che l’attivazione cosismica di più faglie non può essere considerata come un caso eccezionale, soprattutto se si tiene conto che le stesse sono tutte faglie preesistenti che hanno operato, in questo settore dell’Appennino centrale, per almeno alcune centinaia di migliaia di anni e che la loro attività ha condizionato l’evoluzione morfostrutturale tardo-quaternaria dei principali bacini intramontani. Di conseguenza, sembra chiaro che le tecniche di segmentazione che utilizzano modelli di rottura a singolo segmento, in Appennino non possono essere applicati in maniera soddisfacente per la valutazione della pericolosità sismica di un’area.

Il modello di segmentazione multipla si basa, invece, sulla possibilità di riconoscere in superficie, e per una data area, caratteristiche geologico-strutturali, morfologiche, geometriche, reologiche e storiche simili.

Il processo di segmentazione di una struttura sismogenetica risulta tanto più soddisfacente quanto più è appropriato il grado di conoscenza "geologica" del territorio in esame. Inoltre, questo tipo di modellizzazione si riferisce ad aree (e/o volumi) invece che ad un singolo elemento lineare (traccia di faglia) e quindi le singole strutture che si attivano in superficie durante un evento sismico vanno considerate, nel loro insieme, come l’espressione superficiale della struttura sismogenetica profonda. Sulla base delle caratteristiche specifiche dell’area individuata, è poi possibile definire l’orientamento, la geometria, la cinematica, lo slip-rate e le dimensioni della struttura profonda, nonché tutti quei parametri necessari per la valutazione del potenziale sismogenetico di un’area e per la modellizzazione deterministica del pattern di risposta sismica al sito (Fig. 1).




Fig. 1




Le indagini effettuate (e quelle in corso) includono informazioni di dettaglio sui caratteri essenziali delle faglie capaci affioranti nelle aree di interesse (database e mappe prodotte per il progetto 5.1.2.; http://emidius.irrs.mi.cnr.it/GNDT/P512/home.html) e una rilettura critica del materiale geologico e geofisico disponibile con l’obiettivo di procedere ad una integrazione di dati tali da consentire l’applicazione del modello di segmentazione. Tale modello è stato verificato (per ora) nelle aree di Colfiorito, Monte Vettore e Norcia (Fig. 2).




Fig. 2




BIBLIOGRAFIA

Blumetti, A. M. (1995): Neotectonic investigation and evidence of paleosesmicity in the epicentral area of the January-February 1703, central Italy, earthquake. In Perspectives in paleoseismology, Ass. of Engineering Geologists Spec. Publ., vol. 6, edited by L. Serva and D. B. Slemmons, pp. 83-100.

Cello, G., Mazzoli, S. & Tondi, E.. (1998a) - The 1703 seismic sequence of central Italy: A major evidence of a crustal seismogenic zone in the Umbria-Marche-Abruzzi Apennines. Journal of Geodynamics, Vol. 26, No. 2-4, 443-460

Cello G., Deiana, G., Mangano, P., Mazzoli, S., Tondi, E., Ferreli, L., Maschio, L., Michetti, A., Serva, L., Vittori, E. (1998b) - Evidence for surface faulting during the September 26, 1997, Colfiorito (Central Italy) earthquakes. Journal of Earthquake Engineering, Vol. 2, No. 2, 303-324

Cello, G., Gambini, R., Mazzoli, S., Read, A., Tondi, E., Zucconi, V. (in stampa) Fault Zone Characteristics and Scaling Properties of the Val d’agri Fault System (Southern Apennines, Italy). Journal of Geodynamics

Galadini, F. P. Galli and C. Giraudi (1997): Geological investigation of italian earthquakes: new paleosismological data from the Fucino Plain (Central Italy), J. of Geodynamics, 24, 87-103.

Michetti, A. M., F. Brunamonte, L. Serva and E. Vittori (1996): Trench investigations of the 1915 Fucino earthquake fault scarps (Abruzzo, Central Italy): geological evidence of large historical events, J. Geophys. Res. 101(B3), 5921-5936.

Stucchi M., (1985): The earthquakes in central Italy, January-February 1703. Some question, some preliminary answers, In: D. Postpischl (Editor), Atlas of isoseismal Maps of Italian Earthquakes. Quaderni de La Ricerca Scientifica, b, C.N.R., Roma, 114, 56-57.

Tondi, E., Cello, G., Mazzoli, S. (1997) - Strutture sismogenetiche in Appennino centrale: potenziale sismico, analisi frattale e processi di crescita. Il Quaternario, 10 (2), 409-414.

Tondi, E. (in stampa) Geological Analysis and Seismic Hazard Evaluation Models for the Central Apennines (Italy). Journal of Geodynamics