Valutazione su base deterministica della pericolosita' sismica
PE98 - Progetto 5.1.1
UR Dipartimento di Scienze della Terra, Universita' di Siena
responsabile: E. Mantovani
26 luglio 1999
L'unità operativa di Siena sta portando avanti un programma di ricerca
finalizzato alla stima della pericolosità sismica mediante un approccio
deterministico. Il concetto base, largamente riconosciuto, é che
l'attività sismica di una zona é legata a quelle delle aree
circostanti, attraverso meccanismi tettonici, che possono essere diversi
da zona a zona. Questo implica che la pericolosità sismica di ogni
zona italiana può subire significativi aumenti in funzione
dell'attivazione di importanti discontinuità tettoniche nell'area
Mediterranea.
Per tentare di raccogliere informazioni su questo fenomeno e sulle sue possibili
ricadute per il riconoscimento delle zone sismiche italiane più esposte
alle prossime scosse forti sono state adottate due tipi di strategia,
indipendenti tra loro.
Il primo tipo di indagine si prefigge di raccogliere evidenze significative
sugli effetti delle interconnessioni sismotettoniche, tramite l'analisi della
distribuzione spazio-temporale dei terremoti negli ultimi 4 secoli.
Il secondo approccio cerca di modellare il quadro tettonico-cinematico nell'area
mediterranea mediante simulazioni numeriche, al fine di riconoscere le possibili
connessioni tettoniche tra zone sismiche.
Il primo tipo di indagine ha permesso di mettere in evidenza alcune significative
regolarità di comportamento dell'attività sismica, in termini
di corrispondenze regolari tra l'attivazione di zone sismiche distinte. In
particolare, é stata individuata una evidente interconnessione tra
i periodi di maggiore attività sismica delle zone periAdriatiche
Balcaniche e quelli dell'Italia meridionale (Mantovani et al., 1991, 1997a,
1997b).
Altre significative interconnessioni sono state individuate per altre zone
Mediterranee, con possibili implicazioni indirette per l'area italiana (Mantovani
et al., 1993).
Il secondo tipo di indagine si articola in alcune fasi.
a)Raccolta di evidenze sulle deformazioni presenti e passate nell'area in
esame, per l'elaborazione di modelli geodinamici.
b)Stima quantitativa delle implicazioni dei modelli ipotizzati e loro confronto
con le osservazioni.
c)Utilizzo dei modelli tettono-cinematici più soddisfacenti per indagare
sui possibili effetti delle interconnessioni sismotettoniche nell'area
Mediterranea centrale.
La prima fase di ricerca ha già consentito l'elaborazione di modelli
geodinamici capaci di fornire spiegazioni plausibili e coerenti per le principali
deformazioni avvenute nella storia evolutiva recente (Neogene-Quaternario).
I risultati di questo studio sono riportati in alcune pubblicazioni (Mantovani
et al., 1996, 1997a, 1997b, 1999a, 1999b, Viti et al., 1997, Babbucci et
al., 1997).
Per quanto riguarda la modellazione numerica del quadro cinematico-tettonico
attuale sono stati condotti esperimenti con la tecnica degli elementi finiti,
utilizzando elementi elastici in due dimensioni in un approssimazione di
sforzi piani. L'area considerata é la regione Mediterranea
centro-orientale. Il modello adottato é costituito da un certo numero
di blocchi rigidi, separati da discontinuità tettoniche dove si
concentrano le deformazioni. Queste discontinuità, simulate da zone
con valori più bassi dei parametri elastici, sono state riconosciute
in base a evidenze sismotettoniche nell'area in esame.
La deformazione del modello é stata ottenuta imponendo condizioni
al contorno di tipo cinematico, rappresentative del movimento dell'Africa
e dell'Anatolia orientale rispetto all'Eurasia.
Dopo una serie di prove fatte variando la parametrizzazione del modello é
stato possibile ottenere una riproduzione soddisfacente del campo di deformazioni
osservate. Quest'ultima informazione é stata derivata da stime del
campo di deformazioni sismiche, tramite analisi del momento tensore, e dalle
informazioni morfologiche e geologiche sui campi di deformazione recenti
che hanno interessato la regione indagata.
I risultati di questa indagine, riportati in alcune pubblicazioni (Albarello
et al., 1997; Mantovani et al., 1999c), hanno messo in evidenza che il complesso
quadro di deformazioni osservato nell'area Mediterranea, con veloci variazioni
laterali degli stili di deformazione tensionali, compressionali e trascorrenti,
può essere riprodotto da semplici condizioni al contorno cinematiche.
I risultati insoddisfacenti ottenuti da altri tentativi di modellazione numerica
e analogica, riportati in letteratura, si possono quindi attribuire al fatto
che i suddetti tentativi non hanno preso in considerazione le discontinuità
tettoniche della zona considerata.
La terza fase di ricerca si prefigge la stima quantitativa degli effetti
delle interconnessioni tettoniche. A questo riguardo viene utilizzato il
modello tettonico-cinematico elaborato nella fase precedente. La tecnica
adottata consiste nell'attivare una discontinuità per volta, valutando
la perturbazione che questo provoca nel campo di sforzi e deformazioni nelle
zone circostanti. Questa serie di prove consentirà di ottenere
informazioni sulle possibili giustificazioni tettoniche quantitative per
le interrelazioni già individuate e di riconoscere eventuali altre
connessioni che serviranno da guida per ulteriori analisi della distribuzione
spazio-temporale dell'attività sismica.
Il prodotto finale dell'intera ricerca consisterà nella definizione
di criteri plausibili ed oggettivi, basati su evidenze osservazionali e
valutazioni teoriche sperimentali, per il riconoscimento delle zone sismiche
italiane interessate dai livelli più elevati di pericolosità
sismica nel prossimo futuro.
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