Inquadramento
La fascia appenninica umbro-marchigiana è sede di sismicità
rilevante ma distribuita in modo non omogeneo. Secondo il modello
sismogenetico del GNDT (versione 4.0, 1996, da Scandone et al., 1990), questa fascia
è divisa in diverse zone sismogenetiche. Secondo il catalogo
NT4.1 (Camassi e Stucchi, 1997) le zone più attive risultano
la 45, la 46 e la 47.
Queste zone costituiscono la parte assiale della catena, che è
caratterizzata principalmente da faglie attive normali e oblique
con direzione da NW-SE a N-S, la cui attività è
evidenziata dalla dislocazione di depositi e forme di età
riferibile al Pleistocene superiore-Olocene.
Gli epicentri dei terremoti del 26 settembre 1997 ricadono nella
zona 47, e sono localizzati in un'area compresa tra Serravalle
del Chienti, Foligno e Nocera, che risulta caratterizzata da
un'attività sismica meno frequente, ad esempio, di quella
dell'Alta Valnerina.
Da un punto di vista tettonico l'area epicentrale è caratterizzata
dalla presenza di due faglie principali (Faglie di Colfiorito
e di Cesi, trend NW-SE a N-S, vedi Pizzi, 1992 e Cello et al.,
1997) che bordano a est il bacino di Colfiorito e Cesi, e sono
lunghe rispettivamente 7.5 e 6 km.
Nell'area epicentrale di questi eventi ricadono anche i seguenti
terremoti con Ms =>5.0:
Questi ultimi eventi hanno magnitudo troppo basse per poter ricavare
informazioni sulla faglia che li ha generati sulla base di dati
geologici.
Un poco più verso SE sono localizzati i seguenti terremoti
con Ms => 5.0:
Poco più a nord dell'area epicentrale degli eventi del
26 settembre sono localizzati i due forti terremoti del 17
aprile 1747 (Monachesi, 1987), area epicentrale Fiuminata,
Imax = 9, e 27 luglio 1751 (Monachesi, 1987), area epicentrale
Gualdo Tadino, Imax = 10.
In Fig. 2 sono rappresentate, con colori diversi per ciascun terremoto, le località che hanno subito danni maggiori o uguali a 7/8 MCS in occasione dei più forti terremoti localizzati lungo la fascia di catena (dati da DOM4.1, Monachesi e Stucchi, 1997).
La figura mostra che i terremoti del settembre 1997 si sono originati in un'area che non aveva generato terremoti forti almeno a partire dal 1279. In questo caso la faglia responsabile dei terremoti del 1997 potrebbe essere la stessa che ha generato il terremoto del 1279 e, quindi, il tempo di riattivazione della faglia stessa potrebbe essere dell'ordine di 700 anni, o addirittura maggiore se quel terremoto è stato prodotto da strutture sismogenetiche differenti.
Distribuzione temporale dei terremoti principali
L'andamento temporale dei terremoti più forti nell'Appennino
umbro-marchigiano è abbastanza irregolare. Nella Fig. 3
è presentata la serie cronologica degli eventi che appartengono
alle zone sismogenetiche 45, 46, 47.
Ai terremoti distruttivi del 1279 (già citato),
con area epicentrale vicina o addirittura coincidente con quella
dei terremoti attuali (Monachesi, 1987); 1328, Alta Val
Nerina (Monachesi, 1987); 1352 e 1389, Alta Val Tiberina
(Castelli et al., 1996) è seguito, secondo i cataloghi,
un periodo di attività più ridotta, con pochi terremoti
distruttivi: 1458, Alta Val Tiberina (Castelli et al.,
1996); 1599, Cascia (GNDT, 1994). Infine, anche i terremoti
di Amatrice dell'ottobre 1639 (Monachesi e Castelli, 1992) possono
appartenere alla zona sismogenetica 47 (Fig. 4).
Studi su questi terremoti si trovano anche in Boschi et al. (1995
& 1997).
Il periodo di attività sismica abbastanza modesta (completezza
delle informazioni storiche permettendo) è stato interrotto
bruscamente all'inizio del secolo XVIII dai grandi terremoti
di Norcia e L'Aquila del 1703, ai quali ha fatto seguito
un periodo di intensa attività sismica durato tutto il
secolo XVIII (Fig. 5). Nell'arco di un secolo, oltre a
una decina di eventi che hanno prodotto danni gravi (Imax compresa
fra 7/8 e 8/9), si sono avuti otto eventi distruttivi (Imax =>
8/9 MCS) i cui parametri principali, forniti dai cataloghi NT4.1
(Camassi e Stucchi, 1997) e CFTI (Boschi et al., 1997), sono i
seguenti :
anno area epic. Imax(NT) Imax(CFTI) Ms(NT) Me(CFTI) 1703 Norcia/L'Aquila 10 11 6.7 6.7 1730 Norcia 9 9 5.9 6.3 1741 Fabrianese 9 9 6.2 6.2 1747 Fiuminata/Gualdo T. 9 8/9 6.2 5.7 1751 Gualdo Tadino 10 10 6.7 6.2 1781 Cagliese 10 10 6.7 6.1 1789 Alta Val Tiberina 8/9 10 5.9 5.7 1799 Camerino 9 9/10 6.2 5.9
Studi su questi terremoti sono rintracciabili in Stucchi (1985),
Pergalani et al. (1985) Monachesi (1987), Conversini et al. (1990),
Postpischl, ed. (1990), Stucchi et al. (1991), Castelli et al.
(1996), Boschi et al. (1995 & 1997).
Nei due secoli successivi (XIX e XX) l'attività
sismica è stata elevata, senza tuttavia raggiungere i livelli
del XVIII secolo, con alcuni terremoti distruttivi (Fig. 6): 1832,
Foligno (Monachesi, 1987); 1859, Norcia (GNDT, 1994); 1917, Alta
Val Tiberina (Castelli et al., 1996); 1979, Norcia/Cascia (Spadea
et al., 1981), accompagnati da una decina di terremoti che hanno
prodotto danni gravi. Studi su questi terremoti si trovano anche
in Boschi et al. (1995 & 1997).
Elementi di tettonica attiva
Gli eventi chiave della sequenza settecentesca sono quelli che
colpirono la zona fra Norcia e L'Aquila fra il gennaio e il febbraio
del 1703 (Monachesi et al., 1987, Boschi et al., 1995). Procedendo
da sud a nord, ci sono pochi dubbi che l'evento del 2 febbraio
1703 che colpì L'Aquila sia collegato all'attività
della faglia localizzata sul bordo orientale del bacino valle
dell'Aterno-L'Aquila. Questa struttura è evidenziata
da due segmenti di faglia principali (Monte Marine e Monte Pettino,
lunghi 8.5 km e 9.5 km rispettivamente), responsabili della dislocazione
di depositi di versante tardo-pleistocenici e della formazione
di evidenti scarpate nel substrato carbonatico. (Blumetti, 1995,
Galadini et al., 1997).
L'evoluzione tettonica recente dell'area di Norcia è stata
guidata dall'attività della faglia del bordo NE del bacino.
Questa faglia primaria, lunga una quindicina di chilometri, è
responsabile della dislocazione dei depositi alluvionali medio-pleistocenici
(Blumetti et al., 1992). Per quanto riguarda il bacino di
Cascia, in cui si e' originato verosimilmente il terremoto del
1599, questo è caratterizzato da una faglia normale NW-SE
che borda il bacino a NE (Cello et al., 1997) lungo la quale Blumetti
(1995) riporta l'occorrenza di effetti geologici legati al terremoto
del 1703.
Infine, specifiche ricerche devono essere effettuate per spiegare
da un punto di vista tettonico i terremoti che hanno colpito l'Alta
Val Nerina nell'ultimo millennio (es. 1328).
Per l'area di Gualdo Tadino, colpita dal terremoto del 1751, alcuni
dati geologici sono rintracciabili in una carta (non pubblicata)
di Bosi et al. (1983), che riporta alcuni elementi geomorfologici
(scarpate di faglia) che indicano come il bacino di Gualdo Tadino
sia un'altra depressione intramontana tipica dell'Appennino Centrale,
delimitato a est da una faglia quaternaria.
Specifiche ricerche devono essere effettuate al fine di caratterizzare
la tettonica attiva dell'Alta Val Tiberina e del Cagliese in relazione
soprattutto ai terremoti del 1389, 1781 e 1789.
Nella Fig. 7a sono riportate alcune faglie attive primarie dell'area in oggetto, compilate a partire da Blumetti (1995), Pizzi (1992), Cello et al. (1997), Galadini et al. (1997) e da dati non pubblicati di A. Basili, F. Galadini, P. Galli, P. Messina. Nella Fig. 7b le stesse faglie sono disegnate assieme ai dati sui terremoti di Fig. 2.
Andamento spazio-temporale della sismicità
La Fig. 8 presenta la distribuzione spazio-temporale dei terremoti più forti (Ms > 5.0) che appartengono alla fascia di catena (in blu ispessito nella figura più piccola); le distanze sono calcolate fra l'epicentro dei terremoti e il punto di osservazione indicato.
Sono riconoscibili alcuni trend (in particolare nel XVIII secolo), che suggeriscono che il rilascio di energia connesso con ciascun evento può aver influenzato, secondo modalità ancora da capire a fondo, il rilascio di energia che ha determinato l'evento successivo (considerazioni di questo tipo per terremoti italiani si trovano ad esempio in Nostro et al., 1996).
Bibliografia
Blumetti A.M., 1995. Neotectonic investigations and
evidence of paleoseismicity in the epicentral area of the January-February
1703, Central Italy, earthquakes. Ass. of Eng. Geologists, spec.
publ. no. 6, 83-100.
Blumetti A.M., Coltorti M., Dramis F., 1992. Evoluzione
geomorfologica dell'area nursina. Guida all'escursione del 7-7-1992
nell'Appennino umbro-marchigiano (aree di Norcia e Casteluccio),
14-30.
Boschi E., Ferrari G., Gasperini P., Guidoboni E.,
Smriglio G. e Valensise G. (eds.), 1995. Catalogo dei forti terremoti
in Italia dal 461 a.C. al 1980. ING-SGA, Bologna, 970 pp.
Boschi E., Guidoboni E., Ferrari G., Valensise G.
e Gasperini P. (eds.), 1997. Catalogo dei forti terremoti in Italia
dal 461 a.C. al 1990, 2. ING-SGA, Bologna, 644 pp.
Bosi C., Coltorti M., Dramis F., 1983. Carta del
Quaternario della conca di Gualdo Tadino (tra Fossato di Vico
e Rigali ). Unpublished map.
Camassi and Stucchi, 1997. NT4.1, a parametric catalogue
of damaging earthquakes in the Italian area (release NT4.1.1).
GNDT, Milano, 66 + XXVII pp. (Internet, http://emidius.irrs.mi.cnr.it/NT/home.html)
Castelli V., Monachesi G., Moroni A. e Stucchi M.
(eds.), 1996. I terremoti toscani dall'anno 1000 al 1880: schede
sintetiche. GNDT, rapporto interno, Macerata-Milano, 314 pp.
Cello G., Mazzoli S., Tondi E., Turco E., 1997. Active
tectonics in the central Apennines and possible implications for
seismic hazard analysis in peninsular Italy. Tectonophysics, 272,
43-68.
Conversini P., Lolli O., Molin D., Paciello A. e
Pagliacci S., 1990. Ricerche sulla sismicità storica della
provincia di Perugia. Quaderni Regione dell'Umbria, Collana Sismica,
Perugia, vol. 1b, 56 pp.
Galadini F., Messina P., Basili R.e Bosi C., 1997.
Faglie attive nell'Appennino centro-meridionale. Gruppo Nazionale
per la Difesa dai Terremoti, General Assembly, 41-44 (extended
abstract).
GNDT, 1994. Studi di terremoti attraverso i repertori
sismologici e le loro fonti, UR Macerata. Archivio macrosismico
del GNDT, Milano.
GNDT, 1995. Studi preliminari di terremoti attraversio i repertori
sismologici. Archivio macrosismico del GNDT, Milano.
Monachesi G. (ed.), 1987. Revisione della sismicità
di riferimento per i comuni di Cerreto d'Esi (AN), Esanatoglia
(MC), Serra San Quirico (AN). Osservatorio Geofisico Sperimentale,
Macerata, rapporto interno, 240 pp.
Monachesi G. e Castelli V. (eds.), 1992. Sismicità
dell'area aquilano-teramana dall'"analisi attraverso i cataloghi".
Rapporto tecnico per la Regione Abruzzo, Osservatorio Geofisico
Sperimentale, Macerata, 245 pp.
Monachesi and Stucchi, 1997. DOM4.1, an intensity
database of damaging earthquakes in the Italian area. Internet,
http://emidius.irrs.mi.cnr.it/DOM/home.html)
Nostro C., Cocco M. e Belardinelli M.E., 1996. Static
stress change in extensional regime:
an application to southern Apeninnes. Bull. Seism.
Soc. Am. [in stampa]
Pergalani F., Monachesi G., Stucchi M., 1985. The
Camerino earthquake of July 28, 1799. In: D. Postpischl (ed.),
Atlas of Isoseismal Maps of Italian Earthquakes, Quad. Ric. Scien.,
114, pp. 70-71.
Pizzi A., 1992.. Faglie recenti ed attive e origine
delle depressioni tettoniche. Esempi dall'Appennino umbro-marchigiano.
Tesio di dottorato, Università di Camerino.
Postpischl D. (ed.), 1990. Valutazione del rischio
sismico per il territorio della Repubblica di San Marino. Fase
1. Ist. di Topografia, Geodesia e Geofisica Mineraria, Università
di Bologna, RPT/TGGM/1/90, 826 pp.
Scandone P., Patacca E., Meletti C., Bellatalla M., Perilli N. e Santini
U., 1990. Struttura geologica, evoluzione cinematica e schema
sismotettonico della penisola italiana. Atti del Convegno Annuale del
Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti, vol.1, p. 119-135.
Spadea M.C., Favali P., Giovani L. e Vecchi M., 1981.
Indagine macrosismica sul terremoto di Norcia del 19.9.1979. In:
Intervento a seguito del terremoto di Norcia del 1979, CNR/PFG,
Roma, pubbl. 350, pp. 47-57.
Stucchi M., 1985. The earthquakes in Central Italy,
January-February 1703. Some questions, some preliminary answers.
In: D. Postpischl (ed.), Atlas of Isoseismal Maps of Italian Earthquakes,
Quad. Ric. Scien., 114, pp. 56-57.
Stucchi M., Monachesi G.e Mandrelli F.M., 1991. Investigation on XVIII century seismicity in Central Italy in the light of the 1741, Fabriano earthquake. In: M. Stucchi, D. Postpischl, D. Slejko (eds.), Investigation on Historical Earthquakes in Europe. Tectonophysics, 193, pp. 65-82.