Cassandra?
No, Cornell[1]!
a cura di L. Peruzza, GNDT presso Osservatorio Geofisico Sperimentale di Trieste
Eccoci ancora qui, siamo sempre quelli della banda[2] che fa la pericolosità sismica
per il territorio nazionale.
No, niente paura, non stiamo mica facendo nulla di nuovo. I nostri conti sono
dal 1996 in buone mani, nelle casseforti della Protezione Civile.
Ed in quei conti e mappe il tempo si è fermato al 1980, anno
ultimo dei terremoti del catalogo utilizzato.
Di nuovo facciamo solo lo zoom, la rappresentazione ad una scala ingrandita,
qualche grafico colorato che spieghi in maniera diversa la solita zuppa di
sempre.
Cerchiamo di capire se e quanto quelle elaborazioni sono robuste, e Madre
Natura sta solo indicandoci dove puntare l'obiettivo della macchina
fotografica.
Da quando sono state completate le stime di pericolosità le occasioni di
verifica non sono state molte, per fortuna!
Nell'ottobre del 1996 s'è
messo in moto il sottosuolo nel Reggiano: trema il tortellino, ma la situazione
è sotto controllo, ed il comportamento è congruente con le
previsioni.
Il momento peggiore è venuto con i terremoti di Umbria-Marche, un lungo periodo di paura ed allarme che presto spegnerà
la sua prima candelina. Fra i mille servizi speciali, abbiamo mostrato agli
italiani (o almeno, ai volenterosi che hanno seguito anche le puntate di
SuperQuark) che a quella parte dell'Italia Centrale corrispondeva una
probabilità elevatissima, dell'ordine del 80-90% di subire danni in 25 anni; no, non la
distruzione completa della catastrofe dell'Irpinia, ma case danneggiate,
inagibili, compromesse.
Adesso sono le popolazioni di Calabria e Basilicata a patire la paura, la casa
ammaccata, le ordinanze di sgombero. Ci sembra irriverente andare a dire loro:
"Situazione in ordine, la Scienza lo sapeva!" Con umiltà quindi
cercheremo di spiegare cosa prevedevano i nostri conti di allora, e cosa
possiamo aggiungere, oggi.
Siamo andati a riprendere i risultati di pericolosità attesa per qualche
comune della zona, sopratutto quelli espressi in intensità
macrosismica, che quantificano direttamente il
grado di danneggiamento. Certo è una grandezza descrittiva, empirica,
approssimata: ma quando si parla di crepe nel muro, o di solai sfondati tutti
capiscono di cosa si tratta!
Per non parlare sempre di danneggiamento che si prevede non venga superato ad
un certo livello di probabilità in un certo numero di anni -misura
canonica della pericolosità sismica- analizzeremo il tempo medio di
ritorno atteso per un certo livello di scuotimento. Cos'è? Significa che
ogni TOT anni, pacchete! eccoti il terremoto? No, certamente no!
I vigili tarano la durata dei semafori ad un incrocio stimando che le macchine
arrivino con una certa frequenza; in realtà gli automobilisti non
procedono a velocità costante, e con la medesima distanza dalla macchina
che li precede!
Tempo medio di ritorno atteso è la frequenza della macchina-terremoto,
quando parliamo di approcci stazionari alla stima della pericolosità.
Il tempo medio di ritorno atteso per cinque comuni[3] nella zona epicentrale varia da alcune
decine di anni per terremoti che raggiungano la soglia del danneggiamento (VI
MCS) ad alcune centinaia o anche migliaia di anni per condizioni distruttive
(IX MCS).
Possiamo confrontare il tempo medio di ritorno atteso per un certo
danneggiamento, col tempo realmente trascorso dall'ultimo terremoto che ha
causato effetti simili.
Non è una quantificazione rigorosa per sapere se ci avviciniamo a
condizioni critiche. Ma sicuramente è una indicazione anche
intuitivamente comprensibile: per tornare all'esempio dei semafori, è
ragionevole pensare che tanto più tempo è trascorso dal passaggio
dell'ultima macchina, tanto più è probabile[4] che ne arrivi un altra. Ma non
dimentichiamo comunque che esisteranno sempre alcune auto che viaggiano in
corteo, e lunghi tratti di strada deserta!
Per stimare il tempo trascorso dall'ultimo evento utilizziamo le storie
sismiche dei siti di interesse. Con le storie sismiche osservate scopriamo cosa realmente è successo nelle varie
località, ammesso e non concesso che qualcuno si sia preso la briga di
lasciarne traccia. Oppure usiamo le storie sismiche calcolate surrogato della realtà, approssimato ma sufficientemente
robusto da poterne trarre degli spunti più generalizzabili. Ecco quindi
che con matita, penna e calamaio (ovvero catalogo dei terremoti, leggi di
attenuazione e carte di pericolosità) riusciamo a riconoscere che nei
nostri cinque comuni analizzati il tempo trascorso dall'ultimo danneggiamento
significativo (approssimativamente pari al VII grado della scala Mercalli,
evidenziato da un rettangolo verde nei grafici) è di 140 anni. Un tempo
sufficiente ad equagliare il tempo medio di ritorno atteso per danni simili in
tutte le località.
Anche nel caso dei terremoti di Umbria-Marche i siti maggiormente colpiti
avevano raggiunto o superato il proprio periodo medio di ricorrenza.
Ne deduciamo che questo controllo incrociato, tra il periodo medio di ritorno
atteso ed il tempo trascorso dall'ultimo evento, può essere visto come
una condizione di allerta, su cui modulare eventualmente gli interventi di
prevenzione. Senza illudersi di poter prevedere il dove e quando e come
sarà il prossimo terremoto.
Non chiamiamo in causa Cassandra quindi,
il metodo usato si chiama Cornell!
1 Cornell è l'autore che per primo ha
proposto la metodologia per la stima della pericolosità sismica
utilizzata anche in Italia. I risultati tradizionali vengono qui commentati in
relazione al tempo trascorso dall'ultimo evento che ha prodotto effetti simili
sul territorio.
2 La banda è composta da tutte le persone che in ambito
GNDT si sono occupate di sismicità e catalogo del terremoti, di
zonazione sismogenetica e di valutazione della pericolosità sismica.
Nello specifico, questo contributo è stato curato da uno degli art.23
del gruppo.
3 I comuni analizzati sono rispettivamente:
Maratea, Castelluccio,
Lauria,Castrovillari, Rivello.
4 I modelli che quantificano correttamente questa probabilità
sono i cosidetti modelli dipendenti dal tempo, in cui la previsione non viene
più riferita ad un intervallo di tempo qualunque, ma viene data a
partire da un prefissato momento. L'argomento è complesso e
dibattuto.
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