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Database Macrosismico Italiano

DBMI15

Versione 2.0

A cura di
Mario Locati, Romano Camassi, Andrea Rovida,
Emanuela Ercolani, Filippo Bernardini, Viviana Castelli, Carlos Hector Caracciolo,
Andrea Tertulliani, Antonio Rossi, Raffaele Azzaro, Salvatore D’Amico, Andrea Antonucci

Gestione degli archivi a cura di
Mario Locati, Andrea Rovida, Salvatore D'Amico, Andrea Antonucci

Con contributi di
Paola Albini, Maria Giovanna Bianchi, Cecilia Ciuccarelli, Alberto Comastri,
Dante Mariotti, Stefania Conte, Enrico Rocchetti

Sito web a cura di
Mario Locati

DBMI15 è stato realizzato nell’ambito dell’Allegato A dell’Accordo quadro tra
il Dipartimento di Protezione Civile e
l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia 2012-2021.

Novembre 2019



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Indice

Note informative

Termini di utilizzo dei dati

Citazione

Licenza

Limitazioni di responsabilità

  1. Introduzione
  2. Dati di base
  3. Definizione di località
  4. Operazioni di normalizzazione sui dati di base
    1. Normalizzazione delle coordinate geografiche
    2. Identificazione di “località particolari”
    3. Normalizzazione dei nomi di località
    4. Assegnazione dell’identificativo di località
    5. Normalizzazione delle intensità
    6. Normalizzazione delle intensità con ampia incertezza
  5. Cosa cambia da DBMI11
  6. Cosa cambia dalla versione 1.5 alla versione 2.0 di DBMI15
  7. Ringraziamenti
  8. Bibliografia

Appendice. Elenco degli studi utilizzati


Note Informative

Termini di utilizzo dei dati

DBMI15, è consultabile liberamente all’indirizzo http://emidius.mi.ingv.it/CPTI15-DBMI15 e attraverso il “web service” dell’Archivio Storico Macrosismico Italiano (ASMI) all’indirizzo https://emidius.mi.ingv.it/ASMI/services/.
DBMI15 è un prodotto scientifico dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) la cui realizzazione ha richiesto anni di lavoro e raccoglie il frutto della ricerca di diversi autori di diversi enti.
DBMI15 può essere utilizzato per scopi scientifici, a condizione che la fonte sia sempre citata.
È espressamente vietata la ripubblicazione del sito web sotto altro nome o indirizzo.

Citazione

L’utilizzo, anche parziale, del database è consentito a condizione che la fonte sia sempre citata come segue:

Locati M., Camassi R., Rovida A., Ercolani E., Bernardini F., Castelli V., Caracciolo C.H., Tertulliani A., Rossi A., Azzaro R., D’Amico S., Antonucci A. (2019). Database Macrosismico Italiano (DBMI15), versione 2.0. Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). https://doi.org/10.13127/DBMI/DBMI15.2

Licenza

DBMI15 viene rilasciato con una licenza
Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International
CC BY-SA 4.0
https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/

Limitazioni di responsabilità

DBMI15 fornisce dati sulla sismicità italiana utilizzando le migliori conoscenze scientifiche disponibili; tuttavia, in conseguenza della complessità dei fenomeni naturali in oggetto, nulla può essere imputato all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia circa l’eventuale incompletezza ed incertezza dei dati riportati nel catalogo e circa accadimenti futuri che possano essere dedotti dagli utenti sulla base di tali dati.
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e gli autori non sono responsabili dell’utilizzo, anche parziale, dei dati contenuti in questo database né si assumono alcuna responsabilità circa eventuali danni arrecati a terzi per conclusioni derivanti dalle informazioni contenute in esso.


 


1. Introduzione

La versione 2.0 del Database Macrosismico Italiano chiamata DBMI15 è stata rilasciata a novembre 2019 e aggiorna e sostituisce la precedente versione 1.5 (Locati et al. 2016). Le variazioni tra la versione 1.5 e la 2.0 sono dettagliate al paragrafo 6; le variazioni tra le versioni DBMI11 (Locati et al., 2011) e DBMI15 sono descritte al paragrafo 5.
DBMI v2.0 fornisce un set di dati di intensità macrosismica relativo ai terremoti italiani aggiornato alla finestra temporale 1000-2017. I dati provengono da studi di autori ed enti diversi, sia italiani che di paesi confinanti (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia e Croazia).
I dati di intensità macrosismica (MDP, Macroseismic Data Point) sono raccolti e organizzati da DBMI per diverse finalità. La principale è fornire una base di dati per la determinazione dei parametri epicentrali dei terremoti (localizzazione e stima della magnitudo) per la compilazione del Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI). L’insieme di questi dati consente inoltre di elaborare le “storie sismiche” di migliaia di località italiane (15332 in DBMI15 v2.0), vale a dire l’elenco degli effetti di avvertimento o di danno, espressi in termini di gradi di intensità macrosismica, osservati nel corso del tempo a causa di terremoti.
Dato il loro stretto legame, DBMI e CPTI sono stati pubblicati insieme e usano una stessa numerazione (DBMI04-CPTI04, DBMI11-CPTI11), ma in due diversi siti web. A partire da questa versione si è deciso di rendere disponibile le due banche dati DBMI15 e CPTI15 (Rovida et al., 2019) da un unico sito web generato con una versione aggiornata del software MIDOP (Locati e Cassera 2010) al fine di rendere più semplice e funzionale la consultazione.

 


2. Dati di base

DBMI15 contiene 123756 dati di intensità relativi a 3219 terremoti. Come si può vedere dalle figure 1 e 2, l’incremento numerico dei terremoti con dati di intensità e di osservazioni macrosismiche rispetto alle due precedenti versioni DBMI04 (Stucchi et al., 2007) e DBMI11 è elevato.

Fig. 1 – Confronto dell’andamento nel tempo del numero di terremoti:
in azzurro DBMI15, in rosso DBMI11, e in verde DBMI04.

Fig. 2 – Confronto dell’andamento nel tempo del numero di MDP (Macroseismic Data Point):
in azzurro DBMI15, in rosso DBMI11, e in verde DBMI04.

La ragione principale dell’incremento di informazioni è dovuto all’inclusione di studi che hanno reso disponibili informazioni su un numero molto elevato di terremoti e non ancora utilizzati per la compilazione di DBMI11. Si segnalano in particolare il lavoro di revisione della sismicità minore di Molin et al. (2008) e quello su terremoti sconosciuti alla tradizione sismologica o “dimenticati” messi in luce da Camassi et al. (2011), che hanno fornito dati di base rispettivamente su 851 e 227 terremoti, anche se non tutti sono stati selezionati per la compilazione di DBMI15. Analogamente si segnalano gli studi di Azzaro e Castelli (2015), e Camassi et al. (2012; 2015) che hanno fornito una quantità consistente di dati nuovi.

Tab. 1 - Principali tipologie di studi che contribuiscono a DBMI15.

Tipo Studi Terremoti MDP
Raccolte di schede su terremoti 14 367 10971
Dati da rilievi macrosismici 38 104 7637
Rapporti tecnici 19 230 4294
Articoli su riviste o volumi 70 257 12657
Studi aggiornamento DBMI 4 1010 13345
Bollettino Macrosismico 36 392 36539
Banche Dati 4 859 38313
Totale 185 3219 123756

Una parte non marginale dell’incremento di MDP è relativa alla riduzione della soglia minima di intensità che passa da 5-6 a 5.
La tabella 1 sintetizza a grandi linee le tipologie di studi che contribuiscono al DBMI15 v2.0. Il numero più consistente di MDP deriva dal Bollettino Macrosismico (36539 per 392 terremoti) e da altre banche dati (38362 MDP per 860 terremoti), fra le quali quella più rilevante è CFTI4Med (28154 MDP per 560 terremoti; Guidoboni et al., 2007). Un numero consistente di terremoti (1010 per 13345 MDP) è sostenuto da studi realizzati appositamente per l’aggiornamento di DBMI e del relativo CPTI.
Come per le versioni precedenti, nel caso di disponibilità di più studi relativi allo stesso evento si è proceduto a selezionarne uno mediante un criterio basato su qualità dello studio, numero e distribuzione dei dati di intensità. A parità di informazioni si è adottato lo studio meno recente, considerato come originale.
Tra gli studi di riferimento stranieri più utilizzati si segnalano i due database francesi SisFrance (BRGM-EDF-IRSN, 2014) con 114 terremoti per un totale di 5661 MDP, e BD-MFC (BCSF 2015; 2016) con 7 rilievi macrosismici di terremoti successivi all’anno 2000 per un totale di 2591 MDP.
Il numero di osservazioni macrosismiche disponibili per terremoto è estremamente variabile; circa un sesto (16.8%) dei terremoti ha un set di MDP composto da 1 osservazione, l’8.6% dispone di 2 MDP, un quarto (24.7%) ha un set compreso tra 3 e 10 MDP, un terzo ha set compresi tra 10 e 50 MDP, e circa un sesto (17.2%) dispone di oltre 50 MDP (Fig. 3). Non si osservano concentrazioni spaziali di terremoti per disponibilità di MDP essendo distribuiti lungo tutto l’arco della penisola italiana, mentre si osserva che i terremoti con numero maggiore di MDP aumentano decisamente dopo la seconda metà del 1800.

Fig. 3 - Percentuale di terremoti per numero di MDP.

I 123756 MDP sono riferiti a circa 20000 località di cui 15332 in territorio italiano (Fig. 4), che vanno complessivamente a coprire 7702 comuni sugli 8047 esistenti in Italia (ISTAT, 2015). Consultando il sito web è possibile ottenere la storia sismica di ciascuna località italiana identificata, cioè l’elenco dei terremoti che hanno prodotto effetti macrosismici in quella data località.
La figura 5 evidenzia l’abbondanza di osservazioni per le intensità più basse, in particolare per le intensità comprese fra 3 e 5, determinata in buona parte dall’ingresso di numerosi dati relativi ad eventi di energia moderata, specialmente dal XIX secolo in poi (Fig. 6). Lo standard utilizzato per i simboli delle intensità macrosismiche è quello proposto da AHEAD, European Archive of Historical Earthquake Data (clicca qui per la descrizione dei simboli).

Fig. 4 – Distribuzione delle intensità massime osservate per le 15332 località italiane.

Fig. 5 – Distribuzione del numero di osservazioni per classi di intensità.

1000-1099, 9 EQ, 14 MDP
1100-1199, 20 EQ, 98 MDP
1200-1299, 33 EQ, 115 MDP
1300-1399, 62 EQ, 252 MDP
1400-1499, 108 EQ, 450 MDP
1500-1599, 151 EQ, 798 MDP
1600-1699, 172 EQ, 2194 MDP
1700-1799, 366 EQ, 4302 MDP
1800-1899, 656 EQ, 17685 MDP
1900-1939, 605 EQ, 23396 MDP
1940-1979, 424 EQ, 16552 MDP
1980-2017, 613 EQ, 57902 MDP

Fig. 6 - Distribuzione delle intensità massime osservate per periodo storico.

 


3. Definizione di località

L’intensità macrosismica è riferita per definizione a “località”, intese come nuclei abitativi di una certa dimensione, indipendentemente dal ruolo amministrativo che rivestono o hanno rivestito nella storia. Con località si indicano quindi indifferentemente città capoluogo di regione o provincia, sedi comunali di media o piccola dimensione, frazioni, fino ad agglomerati residenziali di piccole dimensioni.
La scala macrosismica MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg; Sieberg, 1930) non definisce con chiarezza quale sia la consistenza minima di un insieme di edifici per rendere possibile l’assegnazione dell’intensità macrosismica. Indicazioni più chiare vengono fornite dalla scala EMS-98 (European Macroseismic Scale; Grünthal, 1998):

…l’intensità non dovrebbe essere assegnata a un singolo edificio o una strada; né si dovrebbe assegnare una singola intensità a una metropoli o una zona amministrativa (comune o provincia)…
…non dovrebbe essere più piccolo di un villaggio, e il più grande non più grande di una cittadina europea di medie dimensioni…
…ragionevolmente omogenee, special-mente riguardo i tipi di terreno, altrimenti la gamma degli effetti osservati a seguito delle scosse potrebbe essere molto vasta. Comunque, questo non è sempre attuabile, dipendendo dalla precisione dei dati e da come sono stati raccolti. Nel caso in cui una cittadina presenti aree in cui le condizioni geotecniche siano molto diverse (per esempio, una metà potrebbe essere su una formazione alluvionale e un’altra su una collina/plateau), i valori d’intensità diversi dovrebbero essere valutati indipendentemente per le due parti della città…

Quello che è chiaro agli ideatori delle scale, compreso Mercalli, anche nelle versioni della scala che anticipano la MCS, è che l’intensità è una stima dello scuotimento che può essere definita solo su un campione “statisticamente” rappresentativo di edifici o di persone: in particolare l’effetto su un singolo edificio o su un numero troppo ridotto di edifici può essere drasticamente determinato da particolari condizioni di sito o di vulnerabilità.
Le suddivisioni amministrative previste per legge sono le Regioni, le Città metropolitane, le Province e i Comuni; nessun tipo di suddivisione è definita a livello sub-comunale.
ISTAT (2011) definisce delle unità sub-comunali per i propri fini statistici, ma queste unità variano considerevolmente col variare della tornata censuaria. Un certo grado di stabilità è stato introdotto dalla tornata censuaria del 1991, in cui vennero definite le seguenti unità:

  • frazione geografica: è la quota parte di territorio comunale comprendente, di norma, un centro abitato, nonché nuclei abitati e case sparse circonvicini, gravitanti sul centro;
  • centro abitato: è un aggregato di case contigue o vicine con interposte strade, piazze o simili, o comunque brevi soluzioni di continuità, caratterizzate dall’esistenza di servizi o esercizi pubblici determinanti un luogo di raccolta, ove sogliono concorrere anche gli abitanti dei luoghi vicini per ragioni di culto, istruzione, affari, approvvigionamenti e simili;
  • nucleo abitato: è un aggregato di case con almeno cinque famiglie privo del luogo di raccolta che caratterizza il centro abitato;
  • case sparse: sono case disseminate per la campagna o situate lungo strade a distanza tale tra loro da non poter costituire nemmeno un nucleo abitato.

Risulta comunque chiaro che l’instabilità della suddivisione amministrativa non è adottabile per un insieme di osservazioni che copre un arco temporale di diversi secoli, per cui si adotta il termine generico “località”.
Solo ai fini di una maggiore comodità d’uso, si è deciso di permettere agli utenti del sito web di consultare le località a partire dalla regione, provincia o comune di appartenenza, così come riportate da ISTAT per l’anno 2015.

 


4. Operazioni di normalizzazione sui dati di base

DBMI15 è frutto della compilazione di un gran numero di studi sismologici redatti da autori diversi in un arco temporale di diversi decenni. Ciascuno studio adotta soluzioni proprie per presentare i risultati, rendendo disponibili i dati macrosismici usando diverse convenzioni e diverse tabelle, o addirittura omettendo informazioni fondamentali come le coordinate geografiche delle località limitandosi alla loro rappresentazione su mappa. Tranne quelli più recenti, la maggioranza degli studi è disponibile solo in formato cartaceo, ciò rende ulteriormente complicata la raccolta e l’estrazione dei dati.
Al fine di ottenere un insieme omogeneo di dati, sono state necessarie alcune operazioni di normalizzazione che comunque non hanno alterato il contenuto informativo originale. Le regole adottate per DBMI15 aderiscono alle linee guida proposte dall’iniziativa AHEAD, l’European Archive of Historical Earthquake Data (Locati et al., 2014).

 

4.1. Normalizzazione delle coordinate geografiche

Gli studi sismologici considerati per la compilazione di DBMI15 riportano l’informazione sulla posizione geografica delle osservazioni macrosismiche nei modi più diversi. Alcuni studi presentano tabelle con gradi sessagesimali, altri sessadecimali, alcuni non riportano le coordinate ma solo il toponimo storico o quello attuale o l’indicazione del comune in cui la località è situata, altre volte presentano le stime di intensità solo attraverso una mappa senza riportare alcuna tabella. La posizione della località associata a un’osservazione macrosismica è un’informazione fondamentale, sia per la definizione della storia sismica di un sito che per il calcolo dei parametri del terremoto, e per questo motivo DBMI ha da sempre adottato un riferimento geografico unico a copertura nazionale che viene continuamente aggiornato. Nel riferimento geografico ogni record rappresenta una località, con associato un nome, una coppia di coordinate geografiche, un identificativo univoco, e molte altre utili informazioni.
L’aggancio al riferimento geografico unificato delle osservazioni presenti negli studi originali necessita di molta attenzione per assicurare l’effettiva corrispondenza tra ciò che gli autori intendono nello studio e la località di riferimento, per questo motivo si procede all’associazione spesso manualmente e con cautela. Quando lo studio fornisce una localizzazione precisa in combinazione a un toponimo ben identificabile, la georeferenziazione è sicura e affidabile. Viceversa, quando la posizione è incompleta, non accurata, o imprecisa, l’associazione può essere difficoltosa o poco affidabile, specie se si tratta di toponimi ambigui in quanto, ad esempio, si potrebbero trovare diverse località con lo stesso toponimo nella porzione di territorio esaminata. Quando lo studio non fornisce le coordinate, e a volte nemmeno una mappa in cui le osservazioni sono rappresentate, il processo di identificazione della località si complica e l’associazione può essere molto dubbia. Nei casi più difficili è possibile che non si riesca ad associare delle coordinate a una località, poichè nelle mappe che vengono esaminate non viene trovata nessuna traccia (mappe storiche dell’Istituto Geografico Militare, Google Maps, Bing Maps, Open Street Map, Tuttocittà, ViaMichelin).
Le coordinate associate del riferimento geografico unico sono espresse in gradi in gradi sessadecimali, secondo il sistema di coordinate geografiche geodetico WGS 84 (World Geodetic System 1984).

 

4.2. Identificazione di “località particolari”

Come accennato sopra, la località dal punto vista macrosismico è definita come nucleo abitato. A seconda della consistenza delle informazioni disponibili, a volte è estremamente difficile identificare con precisione quale sia il nucleo abitato a cui è riferita un’osservazione. Alcuni studi pertanto hanno fatto legittimamente la scelta di conservare traccia delle informazioni quando riferite a entità non definibili propriamente come località: vallate, regioni storiche generiche, aree estese oppure edifici singoli isolati quali torri, castelli o santuari. Per meglio identificare le osservazioni riferite a entità territoriali particolari, anche in DBMI15 viene aggiunto un codice in funzione della tipologia (Tab. 2).

Tab. 2- Elenco dei codici utilizzati in DBMI15 per identificare casi particolari e relativo numero di MDP.

SC
(Special Case)
Significato Descrizione MDP Località
TE Territorio
(territory)
Indica un'area geografica (es. un’intera regione, una vallata), per la quale l’informazione disponibile non consente di associare la notizia a una località precisa. 271 220
IB Edificio isolato
(isolated building)
Indica un singolo edificio isolato (es.: torre, faro), ovvero un campione non rappresentativo per l’attribuzione di un’intensità macrosismica. 241 144
SS Piccolo agglomerato
(small settlement)
Indica un piccolo agglomerato (es. castello, pieve, masseria, monastero, piccola frazione). 625 287
MS Agglomerato multiplo
(multiple settlement)
Con questo codice sono generalmente identificati i "comuni sparsi" italiani, vale a dire quei comuni all'interno dei quali non è identificabile un centro ben definito, e che di solito hanno una denominazione diversa da quella della frazione in cui ha sede il municipio. 4274 572
DL Località abbandonata
(deserted locality)
Indica un insediamento che a partire da una certa data è stato abbandonato definitivamente e che allo stato attuale può trovarsi nella condizione di "rovine", "ruderi" o di semplice toponimo. In qualche caso può essere stato riedificato altrove con denominazione simile o differente. 220 71
AL Località assorbita
(absorbed locality)
Indica un insediamento che progressivamente è stato incorporato in uno adiacente. 163 41
CQ Quartiere
(city quarter)
Indica una notizia esplicitamente riferita a una parte di località, per la quale è già presente un dato di intensità riferito all'intera località 45 27
UL Località non identificata
(Unidentified Locality)
Indica che le informazioni a disposizione non sono sufficienti per identificare a quale località le osservazioni siano riferibili. 109 109

 

4.3. Normalizzazione dei nomi di località

I nomi di località che vengono riportati negli studi possono adottare diverse convenzioni, come ad esempio il nome di località così come citato nella documentazione storica originale, il nome nella lingua in uso nel periodo storico del terremoto, o il nome odierno. DBMI15 adotta come convenzione quella di presentare la denominazione attuale della località.

 

4.4. Assegnazione dell’identificativo di località

Come già menzionato in precedenza, DBMI adotta un sistema di riferimento geografico unico per le località, grazie al quale è associabile un identificativo univoco a ciascuna località menzionata.
Grazie a questa associazione si può costruire la storia sismica di sito, cioè l’elenco di tutti i terremoti per cui è disponibile almeno un’osservazione macrosismica in una determinata località.
Dalla versione DBMI15 gli identificativi di località sono visibili agli utenti, rendendo più agevoli le operazioni di analisi dei dati, e rendono possibile fornire agli utenti un link diretto alla pagina web di ciascuna località. Si può accedere direttamente alla storia sismica di una località usando la seguente codifica:

 http://emidius.mi.ingv.it/CPTI15-DBMI15/place/ + identificativo

Ad esempio, la storia sismica di Roma (identificativo "IT_54180") è disponibile all'indirizzo:

 http://emidius.mi.ingv.it/CPTI15-DBMI15/place/IT_54180

 

4.5. Normalizzazione delle intensità

Gli studi analizzati riportano le stime di intensità macrosismica con convenzioni diverse. Ad esempio uno studio può esprimere le intensità utilizzando numeri romani (es. VI-VII, VIII, IX) o numeri arabi (es. 6-7, 8, 9) o può adottare numeri decimali per esprimere le incertezze nell’attribuzione di un grado (es.: 6.5 al posto di VI-VII o 6-7). DBMI15 presenta le intensità adottando lo standard proposto da AHEAD, cioè numeri arabi interi e nel caso di attribuzioni incerte si indicano i due estremi separati da un trattino (es.: 5-6, 7-8). Tale standard applica rigorosamente anche le indicazioni delle scale macrosismiche, secondo cui non è possibile assegnare una intensità a edifici isolati o territori estesi, nei cui casi si altera l’intensità riportata dallo studio originale. Se le informazioni disponibili non sono considerate sufficienti per stimare un'intensità, è possibile adottare codici descrittivi come "D" per danno, o "F" per sentito ("Felt"). Tabella 3 riporta l'elenco completo di questi codici descrittivi, il corrispondente valore numerico per ordinare le tabelle di dati, e il numero di MDP coinvolti. Nei casi in cui le informazioni a disposizione non siano sufficienti per assegnare una classe di intensità, è possibile ricorrere a codici descrittivi non standard, come "D" per danno ("damage"), o "F" per sentito ("felt"). In tabella 3 si presenta l'elenco completo di questi codici descrittivi, il corrispondente valore numerico per ordinare i record nelle tabelle, e il numero di MDP che in DBMI15 riportano questi codici.

Tab. 3 – Elenco delle intensità non convenzionali o descrittive e trattamento in DBMI15.

Codice Val. ass. Descrizione MDP
RS - Registrazione strumentale. Osservazioni scartate -
NR - Non riportato (Not Reported). Osservazioni scartate -
W - Onde anomale, tsunami (sea Waves). Oss. scartate -
E - Effetti ambientali (Environmental effects). Oss. scartate -
G 0.2 Indicazione generica di danno a un sito 5
NF 1 Non percepito (Not Felt) 24028
NC 1.8 Non classificato (Not Classified) 131
SF 2.9 Percepito leggermente (Slightly Felt) 49
F 3.9 Percepito (Felt) 5400
HF 5.1 Percepito distintamente (Highly Felt) 112
SD 5.6 Danno leggero (Slight Damage) 31
D 6.4 Danno (Damage) 707
HD 8.6 Danno grave (Heavy Damage) 189

Tab. 4 - Normalizzazione delle intensità originali per tipologia di località particolari.
Tra parentesi è indicato il valore numerico associato ad uso interno di DBMI.

  Original intensity  
1 1-2 2 2-3 3 3-4 4 4-5 5 5-6 6 6-7 7 7-8 8 8-9 9 9-10 10 10-11 MDPs
Special Cases no SC NF
(1)
1-2
(1.5)
2
(2)
2-3
(2.5)
3
(3)
3-4
(3.5)
4
(4)
4-5
(4.5)
5
(5)
5-6
(5.5)
6
(6)
6-7
(6.5)
7
(7)
7-8
(7.5)
8
(8)
8-9
(8.5)
9
(9)
9-10
(9.5)
10
(10)
10-11
(10.5)
111975
AL 148
CQ 44
DL 206
SS 449
MS 4143
UL 76
IB NF
(1)
SF
(2.9)
F
(3.9)
HF
(5.1)
SD
(5.6)
D
(6.4)
HD
(8.6)
166
TE 53

Lo studio CFTI4Med, che rappresenta rispettivamente il 17% dei terremoti e il 23% degli MDP di DBMI15, adotta valori descrittivi o intensità non convenzionali, ma con una codifica propria, esplicitata solo nelle versioni precedenti del catalogo (si veda Boschi et al., 1997) (Tab. 5). Vista la necessità di creare un insieme di dati omogeneo si è normalizzata la codifica CFTI seguendo lo schema di conversione in tabella 6.

Tab. 5 – Elenco delle intensità non convenzionali o descrittive adottate dal database CFTI.

Int. descr. Valore ass. Descrizione
EE -2 Solo effetti ambientali
NC -1 Non classificato, si rimanda ai commenti analitici
NF 0 Terremoto non avvertito
N 0.1 Riscontro negativo nelle fonti coeve
G 0.2 Indicazione generica di danni a un sito
F 4.6 Terremoto avvertito
S 5.1 Forte risentimento senza elementi per attribuire o escludere danni
D 6.1 Cadute di cornicioni, fessurazioni
E 6.6 Indicazione generica di danno all'edificio
C 8.1 Crolli parziali del tetto
B 8.2 Crolli limitati alla parte alta dell'edificio
A 9.1 Crolli e/o lesioni estese nei muri portanti

Tab. 6 - Normalizzazione delle intensità provenienti da studi CFTI.

 

EE
(-2)
NC
(-1)
NF
(0)
N
(0.1)
G
(0.2)
F
(4.6)
S
(5.1)
MDP

no SC

E
(0.9)
NC
(1.8)
1
(1)
NR
(0.7)
G
(0.2)
F
(3.9)
HF
(5.1)
3260

AL

10

CQ

-

DL

4

SS

62

MS

96

UL

13

IB

15

TE

115

Tab. 6 (continuazione).

D
(6.1)
E
(6.6)
C
(8.1)
B
(8.2)
A
(9.1)
MDP
no SC

D
(6.4)

HD
(8.6)

372
AL 1
CQ -
DL 5
SS 94
MS 18
UL 8
IB 40
TE 70

Nei casi in cui le informazioni a disposizione non siano sufficienti per assegnare una classe di intensità è possibile ricorrere a valori descrittivi, chiamati anche intensità non convenzionali. In tabella 6 se ne riassumono le tipologie e il corrispondente valore numerico associato in DBMI. Si segnala in particolare che le osservazioni “RS”, “NR”, “W” ed “E” provenienti dagli studi originali non sono state incluse in DBMI15.

 

4.6. Normalizzazione delle intensità con ampia incertezza

A volte le informazioni disponibili lasciano spazio a diverse interpretazioni per cui gli autori degli studi decidono di esprimere il livello di incertezza presentando un range di uno o più gradi di intensità. Può capitare che questa incertezza sia decisamente ampia, e alcuni autori esprimono due o più gradi di incertezza nell’attribuzione dell’intensità. Gradi del tipo “5-7” indicano quindi un'incertezza molto ampia, che considera possibili sia effetti di grado 5 che 6 o 7, perché le informazioni disponibili sono discordanti. Queste informazioni difficilmente possono essere gestite nei comuni calcoli per i quali vengono utilizzate le intensità né può essere utilizzato un valore medio.

La soluzione adottata in DBMI15 è quella di assegnare il codice descrittivo (es. “HD”, “D”, or “F”) più rappresentativo, utilizzando per questo fine le indicazioni fornite dalla scala EMS-98. Le percentuali sono calcolate tenendo conto del numero di classi che ricadono all'interno delle intensità estremamente incerte (Fig. 7). Ad esempio la classe 5-7 contiene 5 gradi (5, 5-6, 6, 6-7, 7); dato che “HF” corrisponde alla classe 5, si ottiene che 1 classe diviso per 5 da' 0.20; “SD” corrisponde a 5-6, quindi, ancora, 1 diviso 5 da' 0.20; la classe “D” corrisponde a 3 classi (6, 6-7 and 7), quindi 3 classi diviso 5 da' 0.60.

Tab. 7 - Percentuale di distribuzione delle classi di intensità EMS-98 all'interno
delle intensità descrittive riscontrate negli studi adottati da DBMI15.

Intensità
molto incerta
Intensità descrittive
SF F HF SD D HD
≥ 7 0 0 0 0 0.25 0.75
6-8 0 0 0 0 0.80 0.20
5-7 0 0 0.20 0.20 0.60 0
4-6 0 0.20 0.40 0.20 0.20 0
3-5 0.20 0.40 0.40 0 0 0
2-5 0.43 0.29 0.29 0 0 0
2-4 0.60 0.40 0 0 0 0

 

Fig. 7 – Rappresentazione della corrispondenza tra intensità molto incerte e intensità descrittive.

Dalla tabella e dal grafico si può osservare che:
“≥ 7”         è maggiormente rappresentato da “HD”
“6-8”         è fortemente rappresentato da “D”
“5-7”         è maggiormente rappresentato da “D”
“4-6”         è maggiormente rappresentato da “HF” ma con una coda verso “SD” e “D”
“3-5”         è maggiormente rappresentato da “HF” ed “F”
“2-5”         è maggiormente rappresentato da “SF”, ma anche “HF” ed “F”
“2-4”         è maggiormente rappresentato da “SF”

DBMI assegna quindi il valore numerico delle intensità descrittive più rappresentate, secondo quanto riportato in tabella 8. Per comparazione si riportano i valori numerici ottenuti dalla media degli estremi e l'intensità descrittiva nella quale il valore numerico ricade.

Tab. 8 – Trattamento finale adottato in DBMI15 per le intensità molto incerte.

Intensità
molto incerta
Int. descr.
più rappresentiva
Valore
numerico
Media
degli estremi
Int. descr.
corrispondente
≥ 7 HD 8.6 9.0 HD
6-8 D 6.4 7.0 D
5-7 D 6.4 6.0 D
4-6 SD 5.6 5.0 HF
3-5 HF 5.1 4.0 F
2-5 F 3.9 3.5 F
2-4 SF 2.9 3.0 SF

 


5. Cosa cambia rispetto a DBMI11

Per 1494 terremoti su 3219 (46.5%) viene confermata in DBMI15 v2.0 la scelta dello studio di riferimento precedentemente adottato in DBMI11, mentre per 172 terremoti (5.4%) questa scelta è stata modificata. 15 terremoti presenti in DBMI11 sono stati eliminati, 4 di questi perché lo studio di riferimento (Bollettino Macrosismico ING, Gasparini et al. 2002) riporta dati ritenuti inaffidabili, mentre altri 11 terremoti si sono rivelati falsi dopo alcuni approfondimenti. DBMI15 rende disponibili set di MDP per 1546 nuovi terremoti (48.1%), di cui 895 terremoti già presenti nel CPTI11 ma privi di dati di intensità, mentre 651 terremoti erano assenti in CPTI11. La Tabella 9 presenta il confronto tra DBMI11 e DBMI15, mentre in tabella 10 sono mostrati gli studi che principalmente hanno contribuito a introdurre nuovi terremoti.

Tab. 9 – Confronto tra i set di MDP di DBMI11 e di DBMI15.

Descrizione Terremoti
Set di MDP in comune tra DBMI11 e DBMI15 1494
MDP set il cui studio di riferimento è variato 172
Set di MDP eliminati poiché associati a terremoti falsi 11
Set di MDP eliminati perchè non affidabili 4
Nuovi set di MDP associati a terremoti già in CPTI11 895
Nuovi set di MDP associati a terremoti non in CPTI11 658

Tab. 10 – Principali studi che hanno contribuito all’aumento dei terremoti in DBMI15.

Studio di riferimento nuovi EQ % nuovi EQ % degli EQ in DBMI15
Molin et al., 2008 702 45.4 21.9
Bollettino Macrosismico ING/INGV 236 15.3 7.3
Camassi et al., 2011b 191 12.4 5.9
SisFrance, 2014 111 7.2 3.5
CFTI4med 106 6.9 3.3
Camassi et al., 2012 30 1.9 0.9
Guidoboni and Ciuccarelli, 2011 27 1.7 0.8
Azzaro et al., 2014 16 1.0 0.5
Azzaro et al., 2000 12 0.8 0.4
Camassi and Molin, 1994 11 0.7 0.3
altri studi 104 6.7 3.2
1546 100% 48.1%

Si segnala infine che i dati provenienti dal Bollettino Macrosismico ING prima (1980-1999) e INGV poi (2000-2005), che erano stati recuperati in forma digitale durante la compilazione di DBMI11, sono stati attentamente revisionati per avere una totale corrispondenza tra le osservazioni presenti nelle 35 pubblicazioni (Fig. 7) e le osservazioni riportate in DBMI15. Questo lavoro di revisione è il motivo di possibili piccole differenze che potrebbero riscontrarsi nelle osservazioni provenienti dal Bollettino Macrosismico tra le versioni DBMI11 e DBMI15.

Fig. 8 – Differenti edizioni del “Bollettino Macrosismico”, edito dal 1980 al 2005.

 


6. Cosa cambia dalla versione 1.5 alla versione 2.0 di DBMI15

La versione 2.0 del DBMI15 estende la copertura temporale da dicembre 2014 a dicembre 2017 e questo permette l’inserimento di 7 nuovi terremoti per un totale di 1058 nuovi MDP, i cui dati provengono dalle campagne di rilievo macrosismico post-terremoto a cura del gruppo di emergenza QUEST (Quick Earthquake Survey Team) dell’INGV. Tra questi terremoti si segnala l’inserimento dei dati relativi alla sequenza sismica del centro Italia iniziata ad agosto del 2016 e proseguita fino agli inizi del 2017.

Tab. 11 – Elenco dei 7 terremoti inseriti in DBMI15 v2.0 nella finestra temporale 2015-2017.

EqID Anno Me Gi Or Mi Se Area epicentrale Studio MDP Imax
20151208_0928_000 2015 12 08 09 28 29.85 Etna - Versante nord-orientale Azzaro et al., 2015 19 5
20160208_1535_000 2016 02 08 15 35 43.39 Monti Iblei Azzaro et al., 2016 58 5
20160824_0136_000 2016 08 24 01 36 32.00 Monti della Laga Rossi et al., 2019 221 10
20161026_1918_001 2016 10 26 19 18 07.42 Valnerina Rossi et al., 2019 77 HD
20161030_0640_000 2016 10 30 06 40 17.32 Valnerina Rossi et al., 2019 379 11
20170118_1014_000 2017 01 18 10 14 09.90 Aquilano Rossi et al., 2019 280 8
20170821_2057_000 2017 08 21 18 57 51.78 Isola d'Ischia Azzaro et al., 2017 24 8

Il presente aggiornamento di DBMI15 alla versione 2.0 ha permesso anche di correggere alcuni errori riscontrati nella versione 1.5, pubblicata nel luglio 2016. Di seguito l’elenco delle correzioni apportate in ordine cronologico:

  • Terremoto del 7 ottobre 1498 nella zona dei Campi Flegrei, con identificativo di terremoto 14981007_0000_000 e con studio di riferimento Guidoboni and Ciuccarelli (2011). Eliminate le osservazioni duplicate su Pozzuoli e su Napoli, il numero di osservazioni disponibili per il terremoto passa da 4 a 2 osservazioni.
  • Terremoti della sequenza sismica del 1511 nel Nord-Est dell’Italia dallo studio Camassi et al. (2011c). A causa di una errata lettura dello studio, le stime delle intensità macrosismiche sono ora associate al codice NC (Not Classified). Questo l’elenco dei terremoti coinvolti:
    • 28 marzo 1511 alle ore 14 e 30 minuti, identificativo di terremoto 15110328_1215_000;
    • 1 aprile 1511 alle ore 17, identificativo di terremoto 15110401_1700_000;
    • 20 aprile 1511 alle ore 7, identificativo di terremoto 15110420_0700_000;
    • 6 giugno 1511 alle ore 13, identificativo di terremoto 15110606_1300_000;
    • 25 giugno 1511, identificativo di terremoto 15110625_0010_000;
    • 26 giugno 1511 alle ore 23, identificativo di terremoto 15110626_2300_000;
    • 16 agosto 1511 alle ore 3 e 30 minuti, identificativo di terremoto 15110816_0330_000.
  • Terremoto del 14 gennaio 1703 alle ore 18 in Valnerina, con identificativo di terremoto 17030114_1800_000 e studio di riferimento CFTI4med. A causa di una errata geolocalizzazione, l’osservazione che era associata alla località di Paterno nel comune di Vallo di Nera (PG) con intensità 8 è stata associata alla località “Eremo San Marco - Castello di Paterno” nel comune di Cascia (PG), a una distanza di circa 10 km a est/sud-est.
  • Terremoto del 23 gennaio 1901 a mezzanotte e 17 minuti nell’Oltrepo Pavese, con identificativo di terremoto 19010123_0017_000 e studio di riferimento CFTI4med. Sono state corrette le coordinate della località Bottarone nel comune di Bressana Bottarone con intensità 3-4, a 6 km a sud ovest, sempre all’interno dello stesso comune.
  • Terremoto del 2 gennaio 1924 alle ore 8 e 55 minuti nella zona di Senigallia, con identificativo di terremoto 19240102_0855_000 e studio di riferimento CFTI4med. L’osservazione sulla località di Cartoceto nel comune di Pergola (PU) con intensità 6 è stata spostata sulla località di Cartoceto nel comune di Cartoceto (PU), a una distanza di circa 17 km a nord/nord-est.
  • Terremoto del 7 maggio 1955 alle ore 2 e 29 minuti nella Val di Susa, con identificativo di terremoto 19550507_0229_000 e studio di riferimento CFTI4med. Sono state corrette le coordinate della località Bottarone (comune di Bressana Bottarone) con intensità 3-4, a 6 km a sud ovest, sempre all’interno dello stesso comune.
  • Terremoti della sequenza sismica del 1968 nella Valle del Belice. Dato che la località di Gibellina Nuova venne creata dopo il terremoto del Belice del 1968, tutte le osservazioni macrosismiche che nella versione 1.5 di DBMI15 erano associate ad essa sono state spostate sulla località di Gibellina Vecchia, a circa 9 km a est/sud-est. Questo l’elenco dei terremoti coinvolti:
    • 14 gennaio 1968 alle ore 12 e 28 minuti, identificativo di terremoto 19680114_1228_000;
    • 14 gennaio 1968 alle ore 15 e 48 minuti, identificativo di terremoto 19680114_1548_000;
    • 16 gennaio 1968 alle ore 16 e 42 minuti, identificativo di terremoto 19680116_1642_000;
    • 25 gennaio 1968 alle ore 9 e 56 minuti, identificativo di terremoto 19680125_0956_000;
    • 12 febbraio 1968 alle ore 16 e 26 minuti, identificativo di terremoto 19680212_1626_000.
  • Il terremoto del 7 maggio 1984 alle ore 17 e 50 minuti nella zona dei Monti della Meta, con identificativo di terremoto 19840507_1749_000 e studio di riferimento CFI4med. È stata eliminata l’osservazione sulla località “Via Roma” con intensità incerta tra 6 e 7 poiché trattasi del duplicato dell’osservazione associata alla località “Villa Latina”, anch’essa con intensità incerta tra 6 e 7.
  • Terremoto del 12 aprile 1998 alle ore 10 e 55 minuti nella Slovenia nord-occidentale, con identificativo di terremoto 19980412_1055_000 e studio di riferimento Bernardis et al.  (2000). Per una errata lettura di una mappa dello studio originale, l’osservazione sulla località di Koritnica che aveva intensità incerta tra 7 e 8 ha ora intensità 7.

 


7. Ringraziamenti

La raccolta, la selezione, la verifica e la standardizzazione organizzata in database di 123756 osservazioni macrosismiche relative a oltre tremila terremoti e derivate da quasi duecento studi diversi è un lavoro di dimensioni considerevoli, che ha richiesto anni e il contributo di molte persone. DBMI15 è il risultato di un percorso ventennale avviato nel 1995-1996 dalla linea di ricerca “Sismicità” dell’allora GNDT (Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti), culminato nel 1997 con la pubblicazione della prima versione del database DOM4.1 (Monachesi e Stucchi, 1997), poi evoluto nelle versioni successive del DBMI04 e DBMI11.

Non è possibile ringraziare singolarmente tutti coloro che hanno contribuito a questa impresa mettendo a disposizione dati, competenze e sostenendo con entusiasmo questo lavoro in questo lungo periodo di tempo. Fra tutti è doveroso esprimere riconoscenza a Giancarlo Monachesi che fra i primi si è caricato sulle spalle, con risorse tecniche quasi primordiali, il peso inimmaginabile di questa impresa e soprattutto Massimiliano Stucchi che questo percorso lo ha guidato per tanto tempo.

Fra i tanti che hanno contribuito con il proprio appassionato lavoro, vogliamo ricordare l’amico Fabio Meloni, che nel frattempo ci ha lasciato. È passato tanto tempo, eppure alcuni suoi lavori sono ancora un riferimento insuperato e insuperabile.

 


8. Bibliografia

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Azzaro R., D'Amico S., Mostaccio A., Scarfì L., Tuvè T., 2016. Rilievo macrosismico del terremoto ibleo dell'8 febbraio 2016 - ore 16:35 locali - Relazione. Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Catania, 6 pp. https://doi.org/10.13127/QUEST/20160208

Azzaro R., Tertulliani A., Del Mese S., Graziani L., Maramai A., Martini G., Paolini S., Screpanti A., Verrubbi V., Arcoraci L., 2017. QUEST- Rilievo macrosismico per il terremoto dell'isola di Ischia del 21 agosto 2017. Rapporto finale. Rapporto tecnico QUEST, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ENEA, 6pp. https://doi.org/10.5281/ZENODO.886047

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Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A., Tarabusi G., Valensise G., 2007. CFTI4Med, Catalogue of Strong Earthquakes in Italy (461 B.C.-1997) and Mediterranean Area (760 B.C.-1500). INGV-SGA.

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Sieberg A (1930) Geologie der Erdbeben. Handbuch der Geophysik 2(4):552-555.

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Appendice. Elenco degli studi utilizzati

CodiceCitazione completaEQMDP
ALBRV010Albini P., Rovida A., 2010. The 12 May 1802 earthquake (N Italy) in its historical and seismological context. J. Seismol., 14, 629-651. https://doi.org/10.1007/s10950-010-9187-6194
ALBAL994aAlbini P., Bellettati D., Camassi R., Moroni A., Stucchi M., Zerga A. (eds.), 1994a. Revisione dei terremoti di interesse per il territorio della Provincia di Trento. Rapporto tecnico per la Provincia Autonoma di Trento, IRRS-CNR, Milano, 210 pp.7251
ALBAL994cAlbini P., Cecic I., Morelli G., Sovic I., Zivcic M., 1994c. A preliminary investigation of the January 4th, 1802 earthquake. In: P. Albini and A. Moroni (eds.), Materials of the CEC project "Review of Historical Seismicity in Europe", CNR, Milano, vol. 2, 205-214.18
ALBAL003Albini P., Migliavacca P., Moroni A., 2003. Studio di alcuni terremoti di intensità epicentrale moderata in Italia settentrionale. Rapporto tecnico, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Milano, 58 pp. + appendices.23175
ALBI001Albini P., 2001. Studio preliminare di alcuni terremoti di energia medio-bassa nell'area di Vittorio Veneto (sec. XIX). Rapporto tecnico per il Progetto GNDT "Scenari di danno in area veneto-friulana", Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Milano, 6 pp.573
ALEX990Alexandre P., 1990. Les séismes en Europe occidentale de 394 à 1259. Nouveau catalogue critique. Observatoire Royal de Belgique, Série Geophysique, Bruxelles, 267 pp.12
AMGNDT995Archivio Macrosismico GNDT, 1995. Studi preliminari di terremoti attraverso i repertori sismologici. Archivio macrosismico del GNDT, Milano.2417561
ARCAL010Arcoraci L., Berardi M., Castellano C., Leschiutta I., Maramai A., Rossi A., Tertulliani A. and Vecchi M., 2010. Rilievo macrosismico del terremoto del 15 dicembre 2009 nella Valle del Tevere e considerazioni sull'applicazione della scala EMS98. Quaderni di Geofisica, 82, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Roma, 21 pp. https://doi.org/10.13127/QUEST/20091215126
ARCAL012aArcoraci L., Berardi M., Brizuela B., Castellano C., Del Mese S., Graziani L., Maramai A., Rossi A., Sbarra M., Tertulliani A., Vecchi M., Vecchi S., Bernardini F., Ercolani E., 2012. Rilievo macrosismico degli effetti del terremoto del 25 gennaio 2012 (Pianura Padana). Rapporto tecnico QUEST, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Roma, 9 pp. https://doi.org/10.13127/QUEST/20120125125
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