Progetto Esecutivo 98
5 - Valutazione a scala nazionale del rischio sismico
  5.1- Valutazione a scala nazionale della pericolosità sismica


5 - Valutazione a scala nazionale del rischio sismico

Il tema della valutazione a scala nazionale del rischio sismico e' stato affrontato per la prima volta nell'ambito dei lavori di una commissione istituita dal Dipartimento per la Protezione Civile (DPC) nel 1996 (Faccioli et al., 1996).
Successivamente il documento della "Commissione di esperti" (novembre 1996) ha identificato l'aggiornamento delle valutazioni del rischio a livello nazionale" fra le tematiche di interesse prioritario del DPC da sviluppare nell'ambito della collaborazione fra gli enti.
Oggi, pur in assenza di espliciti momenti di coordinamento, il GNDT ritiene opportuno ricercare la massima collaborazione possibile in questo settore con ING e SSN, cui propone l'istituzione di un apposito "board" per la realizzazione di mappe di rischio sismico a scala nazionale. E' dunque a questa sede che confluiranno, secondo formati da convenire, i prodotti necessari ed in particolare le valutazioni a scala nazionale di probabilità di scuotimento al sito e di vulnerabilità.


5.1- Valutazione a scala nazionale della pericolosità sismica

Premessa
Il documento della "Commissione di esperti" (novembre 1996) ha collocato la valutazione a scala nazionale della pericolosità nell'ambito delle ricerche per l'aggiornamento delle valutazioni del rischio a livello nazionale".
L'assenza di un momento di coordinamento hanno finora fatto si' che non siano completamente definite le modalità dell'incrocio dei dati di pericolosità e di vulnerabilità alla scala nazionale e, di conseguenza, i formati di restituzione della pericolosità più idonei a tale incrocio. E' dunque indispensabile che il board di cui al punto 5 precisi nel più breve tempo possibile il tipo e il formato dell'input richiesto.
Nell'ambito della convenzione triennale 1996-1998 era previsto che la valutazione della pericolosità si orientasse verso modalità "time-dependent". La situazione attuale non e' tale da consentire, entro il termine della fine della convenzione, il rilascio di un mappa di valori probabilistici di scuotimento al sito per tutto il territorio nazionale prodotta con metodi ibridi sufficientemente collaudati. Si ritiene tuttavia possibile fornire, nei termini temporali del progetto stesso e secondo livelli di approfondimento consentiti dai medesimi:
In parallelo saranno avviati due progetti per la realizzazione di un "inventario delle faglie attive e dei terremoti ad esse associabili" (5.1.2) e di un "catalogo strumentale dei terremoti" (5.1.3). In particolare, il primo ha il compito iniziale di sedimentare e rendere disponibili, secondo formati standard da convenire, i risultati finora conseguiti in ambito GNDT nel settore delle ricerche sulle faglie attive. Tali risultati saranno quindi confrontabili successivamente con analoghi risultati prodotti da altri enti. Il secondo ha il compito di rendere omogenei e disponibili, secondo formati standard da convenire, i dati strumentali relativi alla sismicità degli ultimi anni prodotti dalla rete nazionale dell'ING e dalle reti locali.
Per quanto riguarda la valutazione dello scuotimento atteso al sito, si ritiene possibile produrre elaborati nuovi a partire dalla predetta mappa delle zone/strutture sismogenetiche, da un aggiornamento delle leggi di attenuazione coerente con un database macrosismico unificato in via preliminare, da quanto di nuovo disponibile in campo di attenuazione dei parametri strumentali e dalla calibrazione delle stime in termini di intensità macrosismica mediante utilizzo delle storie sismiche di sito. Per la realizzazione di questi elaborati si ritiene opportuno istituire un gruppo di lavoro, ovviamente aperto alla collaborazione dell'ING e del SSN (5.1.4).
Il coordinamento fra i progetti descritti più sopra Sara' svolto da un board comprendente in prima istanza i responsabili dei progetti stessi. Molte delle UR contribuiranno a più di un progetto.

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5.1.1 - Mappa delle zone sismogenetiche e probabilità degli eventi associati
(Coordinatori: P. Scandone e M.Stucchi)


Obiettivo
Disegno di una nuova mappa delle zone sismogenetiche, che raccolga gli avanzamenti concettuali e conoscitivi resi disponibili negli ultimi due anni (mappe di strutture attive, rivalutazione della distribuzione spazio-temporale della sismicità a partire dal "catalogo unificato", ecc.). A tale mappa verranno associate le probabilità di occorrenza dei terremoti per diverse M; tali probabilità, confrontate con i tempi trascorsi dall'ultimo evento di ciascun livello di M, potranno fornire una prima indicazione di priorità di interventi di riduzione del rischio.
Questo prodotto verrà realizzato per tutto il territorio nazionale.

Background e fattibilità
La mappa delle zone sismogenetiche attualmente in uso (ZS.4, aprile 96) è stata concepita ed elaborata in termini funzionali alla valutazione della pericolosità. Indiscutibili elementi di grossolanità intrinseci (terremoti legati a faglie maestre e sismicità minore associata "spalmati" nella stessa zona sismogenetica) rappresentano il prezzo coscientemente pagato per ottenere in tempi ragionevoli un documento utilizzabile per l'intero territorio nazionale tenuto conto delle carenze o disomogeneità delle informazioni geologiche e tenuto conto delle difficoltà nell'utilizzazione di sistemi di calcolo non ancora sufficientemente sperimentati.
Oggi si dispone di elementi conoscitivi più avanzati rispetto al 96.
Per quanto riguarda i dati sismologici à stata rilasciata l'estensione del catalogo NT4.1 al 1992 ed è in corso di ultimazione la prima release di un catalogo parametrico unificato esteso al 1992, compilato a partire dai dataset DOM4.1 e CFTI97 sui quali, in caso di studi "doppi" dello stesso terremoto, è stata operata una prima scelta con criteri speditivi.
In campo tettonico è disponibile un aggiornamento del modello cinematico generale e sono disponibili nuovi dati che permettono di caratterizzare geometria e cinematica di faglie attive primarie. Sebbene le conoscenze attuali siano largamente disomogenee (con forte concentrazione di dati sull'Appennino centrale e, in parte, sull'Appennino meridionale), l'attenzione delle ricerche sulla tettonica attiva si sta progressivamente volgendo ad altri settori del territorio nazionale, come ad esempio la Sicilia.

Dall'insieme di queste conoscenze, integrate con gli apporti dei progetti 5.1.2 e 5.1.3 si può ottenere una nuova zonazione fondata su zone sismogenetiche di larghezza ridotta rispetto a quelle attuali e su un differente rapporto tra ZS e zone di background contenenti la sismicità minore. E' infine pensabile di associare a ciascuna ZS la probabilità di occorrenza dei terremoti per diversi livelli di M, calcolata in genere sulla base di ipotesi stazionarie della sismicità e, nei casi meglio conosciuti, sulla base di ipotesi non stazionarie.

Fase A (primo semestre PE98: scadenza gennaio 99)
Per essere fruibile nei tempi stabiliti una prima release della mappa in questione dovrà essere prodotta entro la fine del 98. E' quindi indispensabile che la sua compilazione sia affidata ad un ristretto gruppo di operatori, di estrazione geologica e sismologica, che dispongano di vedute e conoscenze a scala nazionale e di esperienza nella fase precedente. Le operazioni verranno avviate con un bilancio della precedente zonazione e la formulazione di alcune idee guida per la sua revisione. E' indispensabile che tutte le UR 97 e le nuove UR candidate 98 che operano su tematiche afferenti a questo obiettivo concorrano da subito con idee, critiche, dati e disponibilità a confronti serrati.

Fase B (secondo semestre PE98: scadenza estate 99)
La prima release della mappa delle zone sismogenetiche verrà calibrata con gli apporti delle ricerche sulle strutture sismogenetiche, sui terremoti forti e sul catalogo sismico strumentale. Alle zone sismogenetiche verrà associata la probabilità di occorrenza dei terremoti di diversa classe di magnitudo. Verrà inoltre ricercato un costante feed-back fra le ipotesi di nuove ZS e la loro ricaduta in termini di hazard.

prodotti attesi
(ottobre 98) ipotesi di lavoro della nuova mappa e catalogo parametrico adattato alle nuove ZS
(gennaio 99)prima release della mappa
(giugno 99) mappa delle ZS con valutazione delle probabilità di occorrenza dei terremoti per vari livelli di M


Unità di Ricerca
Resp. UR  sede  Resp.
attività
5.1.1
Finanz. 5.1.1
(ML)
Titolo della ricerca

M. Barchi UNI
PG
M. Barchi 15 Contributo alla revisione delle zone/strutture sismogenetiche dell'Italia centrale: revisione dei dati geologici di superficie ed interpretazione di linee sismiche a riflessione.
G. Bitelli UNI
BO
G. Bitelli

R. Camassi
10

5
Indagini storico-sismologiche per il miglioramento e l'integrazione del database macrosismico unificato, finalizzate alla revisione della zonazione sismogenetica.
F. Calamita UNI
CH
G. Lavecchia 15 Strutture sismogenetiche nell'Appennino centro-settentrionale.
G. Cello UNI
CAM
G. Cello 5 Individuazione e caratterizzazione di zone sismogenetiche in Appennino.
A. Cinque UNI
NA
A. Cinque 10 Contributo alla zonazione sismogenetica dell'Appennino campano-lucano.
I. Guerra UNI
CS
I. Guerra 5 Contributo alla valutazione della pericolosità sismica per la regione calabra e per le aree adiacenti.
E. Mantovani UNI
SI
E. Mantovani

D. Albarello
15

10
Stima del contributo della migrazione di deformazione alla pericolosità sismica e caratterizzazione fenomenologica della sismicità in Italia.
P. Messina CNR
IRTR

RM
F. Galadini 15 Individuazione e caratterizzazione di faglie attive primarie sul territorio nazionale.
A. Michelini OGS
TS
A. Rebez 15 Studi sulla distribuzione spazio-temporale dei terremoti e relative probabilità di occorrenza.
L. Sirovich 15 Inversione di intensità macrosismica per le faglie dei forti terremoti storici.
G. Monachesi OGS
MC
V. Castelli 5 Partecipazione alle attività di valutazione della pericolosità sismica a scala nazionale.
G. Neri UNI
ME
G. Neri 10 Sismotettonica e strutture attive della Sicilia Orientale.
M. Padula CNR
ITIM

MI
M. Padula 15 Strumenti per la diffusione dei dati di sismicità del territorio nazionale e per la loro consultazione contestuale.
G. Papani UNI
PR
G. Papani 5 Individuazione e mappatura di faglie attive e/o strutture sismogenetiche in Appennino nord-occidentale.
F. Pergalani CNR
IRRS

MI
P. Albini

M. Stucchi

15

--
Determinazione dei tassi di sismicità nelle zone sismogenetiche italiane e balcaniche.
R. Rotondi CNR
IAMI

MI
R. Rotondi 10 Analisi statistica delle variazioni temporali della sismicità in zone sismogenetiche omogenee.
P. Scandone UNI
PI
P. Scandone 20 Revisione delle zone/strutture sismogenetiche del territorio nazionale e contributo alla ridefinizione dei tassi di sismicità.
L. Tortorici UNI
CT
M.S. Barbano 10 Contributo alla revisione delle zone/strutture sismogenetiche della Sicilia.
F. Lentini 15 Contributo alla revisione delle zone sismogenetiche dell'Arco Calabro e dell'Appennino Centrale.
G. Valentini UNI
RM
C. Doglioni 15 Contributo alla revisione delle zone/strutture sismogenetiche delle Alpi centro-orientali.


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5.1.2- Inventario delle faglie "attive" e dei terremoti ad esse associabili
(Coordinatori: F. Galadini e E. Vittori)


Premessa
Il progetto 5.1.2 raccoglie e conclude alcune iniziative avviate nell'ambito della convenzione triennale 1996-1998.In particolare, nel PE 1996 veniva individuato un sub-obiettivo A2 "Definizione delle strutture sismogenetiche" nell'ambito del più generale obiettivo A "Definizione delle caratteristiche dei terremoti attesi". Nel PE 1997, in "Aggiornamento delle valutazioni di rischio a livello nazionale", veniva individuato un sotto-progetto 5B.1 "Scuotibilità". Nella parte introduttiva a 5B.1 si legge: "Si ritiene necessario passare da un modello di pericolosità che utilizza esclusivamente zone sismogenetiche (intese come proiezione in superficie del sistema di faglie attive, incluse le faglie principali) a modelli di tipo "ibrido" che utilizzano strutture sismogenetiche individuali, nei quali le faglie principali, con il loro specifico potenziale sismogenetico e caratteristiche di ricorrenza, sono trattate distintamente dalle faglie minori associate .......".
Ai fini di "valutazione a scala nazionale della pericolosità sismica" (progetto 5.1, nell'ambito del quale questo progetto si pone) è quindi necessario individuare tra le faglie attive quelle la cui storia recente è direttamente legata ai terremoti di elevata magnitudo: faglie primarie o principali. Queste strutture sismogenetiche hanno lasciato le tracce più tangibili della loro attività nella storia geologica tardo-quaternaria, rappresentate dal macroscopico condizionamento del contesto geologico su cui insistono.
Il concetto di faglia attiva è attualmente oggetto di numerose definizioni e si presta ad interpretazioni ambigue imponendo la necessita di definire con chiarezza i criteri discriminanti delle faglie attive rispetto all'insieme delle strutture tettoniche riconoscibili. Una definizione utile di attività con riferimento agli scopi eminentemente pratici del progetto è la seguente: "faglia che può muoversi con potenziali effetti dannosi in un intervallo di tempo di interesse sociale".
Ai fini della individuazione di faglie attive primarie, un'importante condizione è che i terremoti rilevanti abbiano origine crostale e siano prodotti dallo scorrimento lungo piano di faglia ben definiti/definibili con metodi geologici di superficie e/o geofisici. In particolare, la fagliazione superficiale rappresenta l'evidenza più diretta della tettonica fragile in atto e, in special modo, di strutture sismogenetiche significative ai fini della valutazione della pericolosità legata ai terremoti in Italia. Infatti, i dati mondiali (Wells and Coppersmith, 1994) e la sismicità recente in Italia mostra che i terremoti crostali sono associati a deformazioni cosismiche superficiali, in particolare fagliazione superficiale, a partire da magnitudo prossime a 6; le dislocazioni divengono rilevanti, da alcuni decimetri fino a metri di rigetto e lunghezze di decine di chilometri, per magnitudo superiori a 6.5 circa.
Per il fine sopra indicato, un primo passo può essere rappresentato dall'identificazione di quei segmenti di faglia attiva che appropriati studi dimostrano capaci di produrre permanenti effetti deformativi in superficie (faglie capaci o capable faults, sensu IAEA, 1991). Tali effetti possono anche includere componenti di movimento lento (creep), discriminabili con metodi paleosismologici ed eventualmente geodetici.
Dall'insieme delle faglie capaci note potranno essere estratti quegli elementi strutturali definibili come faglie primarie.
Quindi, le faglie attive primarie con diretta espressione superficiale rappresenteranno il nucleo del catalogo, essendo a loro associato il potenziale sismogenetico più rilevante in termini di pericolosità. In zone di attivo raccorciamento (es. Pianura Padana, Pianura Veneta), pur in assenza di fagliazione superficiale nota, le evidenze di superficie, coadiuvate dai dati geofisici, sono in genere ancora sufficienti ad individuare delle fasce in deformazione ed a definire un tasso di deformazione medio su base geologica-geomorfologica. A queste faglie potranno ancora aggiungersi, dove saranno reperibili sufficienti informazioni, quelle che, pur prive di una chiara espressione superficiale mostrano comunque un potenziale di danneggiamento non trascurabile.
Il passo successivo all'individuazione di una faglia attiva principale è rappresentato dalla definizione dei parametri caratterizzanti: geometria; verso del movimento; rateo di deformazione; terremoti associabili alla struttura desunti sia da ricerche paleosismologiche, sia da dati di sismologia storica; tempi di ricorrenza per eventi cui è associato il movimento della struttura, ecc..
Le evidenze di superficie, siano esse puntuali, come quelle che vengono analizzate con tecniche paleosismologiche, o più generali, quelle analizzate con studi geologici e geomorfologici d'insieme, permettono non solo l'identificazione dei segmenti che compongono le strutture attive principali, ma anche una loro caratterizzazione in termini di magnitudo attesa, di tassi di scorrimento e talora di tempi di ricorrenza o di tempo trascorso dall'ultimo evento.
Al momento, il quadro delle conoscenze sulle strutture tettoniche ad attività recente in Italia è molto frammentario e soprattutto carente per quanto riguarda il periodo di maggior interesse ai fini sismotettonici, cioè circa gli ultimi 50.000 anni.
Sulla base di quanto esposto, l'inventario delle faglie attive si propone la raccolta di tutte le informazioni di potenziale interesse ai fini della stima della pericolosità sismica. Alcuni autori, anche afferenti a unita di ricerca del GNDT, hanno già effettuato delle compilazioni parziali per aree più o meno ristrette. Si intende ora 1) impostare un database con criteri omogenei e 2) compilare un catalogo di lavoro del GNDT con il contributo delle unita di ricerca aventi competenze specifiche in tale materia. Tale catalogo costituirà anche un input essenziale per il progetto 5.1.1 ("Zone sismogenetiche e probabilità degli eventi associati") e verrà sviluppato in stretto contatto con i suoi coordinatori.
Il progetto si propone di realizzare un sistema informativo completo raccordabile al sistema informativo del D.S.T.N. con moduli di interrogazione e visualizzazione delle informazioni, sia in forma di tabelle che di mappe dei dati georeferenziati.
La struttura relazionale di un catalogo delle faglie attive è assai articolata, con una ramificazione piuttosto spinta, che include notizie sulla geometria e sulla cinematica, con corredo di dati tettonici, paleosismologici, sismologici, ecc. Il sistema prevede un'ampia inderogabilità e facilita di esplorazione. A questo proposito, si ricorda che i riferimenti internazionali su questo tema, per es. cataloghi delle faglie attive del Giappone, degli Stati Uniti occidentali, della Cina, sono essenzialmente delle mappe con associato un sunto di informazioni. Relativamente più articolato è il database realizzato nell'ambito del progetto ILP "World Map of Major Active faults" (Trifonov & Machette, 1993).

Fase 1 - Nella prima fase si propone di:
1. definire dei criteri per l'immissione di un elemento nel catalogo;
2. realizzare la struttura del database.
Successivamente si procederà alla compilazione di un prototipo (entro gennaio 1999) basato essenzialmente su dati di letteratura e su dati acquisiti dalle varie UR con i supporti derivati dai precedenti PE. In sostanza le UR saranno tenute a fornire indicazioni sulla ubicazione e caratteristiche geometriche e cinematiche di possibili faglie attive. E' evidente che il carattere "regionale" delle conoscenze acquisite dalle varie UR è fondamentale nella fase di costruzione del data base preliminare.

Fase 2 - Il data base preliminare verrà confrontato con il data base sismologico. Questo consentirà:
1. di formulare ipotesi di associazione tra le faglie attive ed i maggiori terremoti conosciuti;
2. di stabilire delle priorità per studi di dettaglio. Le priorità verranno stabilite in base alle più immediate ricadute in termini di pericolosità (es., evidenze di gap sismici) e al fine di coprire le lacune conoscitive più evidenti.
Nell'ambito del punto 2 troveranno spazio studi su specifiche faglie attive ed approfondimenti su specifici terremoti presenti nel data base sismologico. Gli studi sulle faglie attive saranno finalizzati esclusivamente a fornire:
1. caratteristiche geometriche della struttura attiva;
2. cinematica della struttura attiva per quanto attiene l'attuale regime deformativo;
3. ratei di spostamento tardo-quaternari;
4. dati paleosismologici.
Gli approfondimenti di sismologia storica si potrebbero rendere necessari non solo per terremoti "significativi" ma poco conosciuti o problematici, ma anche per aree "significative", apparentemente non interessate da importanti eventi sismici.
Nei casi in cui dati geologici non consentissero l'identificazione di faglie attive, pur in aree sismicamente attive, si procederà alla formulazione di ipotesi sulle geometrie di sorgente sfruttando indicazioni di altro tipo (es., inversione di dati macrosismici).

Fase 3 - In questa fase si procedere alla realizzazione della prima - ovviamente provvisoria - carta delle faglie attive del territorio nazionale (entro giugno 1999). La carta verrà gestita attraverso GIS e presenterà documentazione completa per quelle aree sulle quali le conoscenze hanno già raggiunto un elevato grado di approfondimento (es. Fucino, Irpinia).
Da notare che le tre fasi delineate presentano parziali sovrapposizioni temporali. Questo significa che in base a conoscenze pregresse è già possibile stabilire alcune "priorità" di cui alla fase 2 ed avviare studi di dettaglio; significa altresì che durante la fase 3 questi studi verranno proseguiti fino al termine del progetto.

Unità di Ricerca
ANPA-Roma (Vittori), CNR-IRTR (Galadini), CNR-IRTR (Messina), UNI-Catania Barbano, UNI-Catania (Tortorici), UNI-Catania (Ghisetti), UNI-Pisa (Scandone), CNR-IRRS (Stucchi), UNI-Chieti (Calamita, Lavecchia), UNI-Camerino (Cello), OGS-Macerata (Monachesi), UNI-Napoli (Cinque), UNI-Perugia (Barchi), UNI-Parma (Papani), UNI-Trieste (Suhadolc), UNI-Catania (Barbano), UNI-Cosenza (Guerra), UNI-TS (Suhadolc).

Bibliografia
International Atomic Energy Agency (1991) - Earthquakes and associated topics in relation to nuclear power plant siting. A safety guide. Safety series No. 50-SG-S1 (Rev.1), Vienna, Austria, 60 pp.
Trifonov V.G. & Machette M.N. (1993) - The World Map of Major Active Faults Project. Annali di Geofisica, XXXVI, (3-4), 225-236.
Wells D.L. & Coppersmith K.J. (1994) - Updated empirical relationships among magnitude, rupture area, and surface displacement. Seism. Soc. Am. Bull., 84, 974-1002.


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5.1.3 - Catalogo strumentale dei terremoti 1981-1997
(Coordinatori: P. Gasperini e G. Monachesi)


Premessa
A partire dalla fine degli anni settanta il settore di monitoraggio della sismicità ha avuto un notevole incremento grazie in particolare modo allo sviluppo della Rete Sismometrica Nazionale Centralizzata (RSNC) dell'Istituto Nazionale di Geofisica (ING) e, in minore misura, all'ammodernamento tecnologico, o alla nascita, di alcune reti regionali (RSReg) o locali (RSLoc) permanenti.
Di fatto a partire dall'inizio degli anni `80 nel territorio nazionale hanno funzionato - con esiti alterni- circa 180 stazioni la cui distribuzione è visibile in Fig. 1.
Al forte incremento dei punti di rilevamento non ha fatto riscontro l'adozione, da parte delle reti diverse dalla RSNC, di uno standard di acquisizione e parametrizzazione dei dati. Per questo motivo un patrimonio, sicuramente unico e vasto, finora non è stato mai utilizzato nel suo insieme.
Sicuramente in alcune zone d'Italia i dati di reti regionali/locali affidabili permettono una significativa integrazione delle informazioni che l'ING ha finora elaborato a partire quasi esclusivamente dai dati rilevati dalle stazioni della RSNC.
Così facendo sarebbe possibile creare un dataset unico, utilizzabile nell'immediato per migliorare le conoscenze sulla distribuzione della sismicità del territorio nazionale, attraverso una minimizzazione degli errori di localizzazione ed un incremento qualitativo e quantitativo degli eventi di magnitudo relativamente bassa.

Introduzione
L'evoluzione della sismicità lungo le principali strutture sismogenetiche è collegata con il ciclo sismico delle faglie attive. L'individuazione del livello di sismicità di fondo, così come il monitoraggio degli andamenti spazio-temporali della sismicità permette di individuare lacune ed andamenti caratteristici, importanti per le valutazioni sulla pericolosità delle diverse porzioni di territorio.
Ad esempio potrebbe non essere casuale il fatto che il recente periodo sismico umbro-marchigiano si sia manifestato in un settore della catena appenninica che negli ultimi 17 anni è stato interessato da un numero di eventi complessivamente inferiore a quelli delle limitrofe aree eugubina a nord e della Valnerina a sud (Fig. 2).
Nonostante i preziosi contributi forniti dagli studi sulla morfotettonica e sulla geologia di superficie all'individuazione di faglie attive, il contributo informativo dei dati sismologici oggi è in massima parte delegato al solo catalogo storico.
Un database strumentale della sismicità degli ultimi 15 anni - il più completo possibile ed esteso ad eventi di bassa energia - potrebbe essere utile per controllare il comportamento delle strutture sismogenetiche durante i periodi intersismici e, attraverso la rilocalizzazione congiunta delle sequenze (JHD o Master Event), anche per vincolare le geometrie delle faglie in profondità.

Proposta di attività
Si propone di realizzazione un catalogo degli eventi registrati nel territorio nazionale nel periodo compreso tra il 1981 e il 1997.
Il presupposto di questa proposta è una fortissima sinergia con l'ING che dispone della gran parte dei dati, delle competenze scientifiche e le risorse economiche ed umane che possono permetterne la realizzazione del catalogo nazionale.
Inoltre, poiché presso lo stesso Istituto, è già avviato da circa un anno un analogo progetto volto alla riorganizzazione del database della RSNC, occorrerà prevedere una fase di coordinamento da realizzare attraverso uno o più workshop ad hoc.
Il catalogo, il cui uso principale in questo sotto-progetto è finalizzato a studi sulla variazione dei tassi di sismicità (che essendo legati al comportamento delle strutture sismogenetiche sono associati alla distribuzione ed alla geometria delle faglie attive) risponderà anche alle esigenze di altri gruppi o settori nazionali di ricerca.
Per il raggiungimento dell'obiettivo sinteticamente descritto si propone la seguente articolazione delle attività realizzabili solamente a condizione che si avvii l'indispensabile collaborazione con l'ING:

Prodotti attesi
Banca dati delle rilevazioni strumentali. La sua realizzazione dovrà permettere:
Un prototipo - limitato all'area campione umbro-marchigiana - potrà essere diffuso mediante CD-ROM e/o su rete informatica. Successivamente, verificata l'efficacia della proposta e la disponibilità delle risorse necessarie si esporteranno le modalità di esecuzione delle attività a tutti i dati del territorio nazionale.

Tempi
Per la consegna dei prodotti attesi si prevedono le seguenti scadenze:
gennaio 1999giugno 1999
Unità di Ricerca
OGS-Trieste (Govoni), UNI-Genova (Cattaneo), OGS-Macerata (Monachesi), UNI-Bologna (Gasperini), UNI-Cosenza (Guerra), ING (Di Giovambattista).


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5.1.4 - Valutazione della pericolosità al sito
(Coordinamento gruppo di lavoro: D. Slejko e C. Meletti)


La realizzazione di questo obiettivo per l'area interessata dal terremoto del 1997 è già stata avviata con metodi classici nell'ambito delle attività coordinate dal PE97 e verrà sviluppata con metodi ibridi nell'ambito del PE98 (6A2). Inoltre è stata avviata con il SSN l'analisi di dettaglio delle metodologie di calcolo utilizzate da GNDT e SSN per le carte 1996; successivamente si quantificheranno le relative influenze in termini di pericolosità e si procederà alla realizzazione di carte di pericolosità unificate del territorio nazionale tramite opportuna pesatura delle opzioni possibili (UR Slejko).

Si prevede inoltre l'istituzione di un gruppo di lavoro, aperto alla collaborazione di ING e SSN, con il compito di avviare, alla scala nazionale un confronto sistematico tra i risultati ottenuti attraverso diversi approcci alla valutazione della pericolosità sismica e l'effettuazione di analisi di sensibilità dei risultati ai principali parametri di input che vengono presi in considerazione nei processi di calcolo.
In particolare si confronteranno i metodi finora adottati e/o sviluppati in ambito GNDT. Tra questi:

- approcci alla Cornell;
- approcci basati su modificazioni dei precedenti con analisi bayesiana;
- approcci misti;
- approcci basati su storie sismiche al sito ricavate dai risentimenti osservati;
- approcci basati su ipotesi non poissoniane;
- approcci di modellazione del moto del suolo (accelerazione, velocità, spostamento) attraverso sismogrammi sintetici.

Le analisi di sensibilità riguarderanno essenzialmente:
- i parametri di caratterizzazione delle zone sorgenti (dimensioni, tassi di sismicità, ecc.), a complemento di quanto sviluppato nel progetto 51.1;
- i parametri della propagazione;
- le definizioni di completezza dei cataloghi sismici;
- gli indicatori di pericolosità (intensità, accelerazione) e altre grandezze quali il periodo di ritorno.

Il principale risultato atteso è la precisazione del ruolo giocato delle differenti ipotesi teoriche che stanno alla base dei diversi approcci, nonché la evidenziazione degli svantaggi e dei vantaggi nelle possibili utilizzazioni dei risultati ottenuti dai diversi approcci.

Inoltre, a partire dalla revisione della zonazione sismogenetica, dal catalogo unificato, da un aggiornamento delle leggi di attenuazione coerente con un database macrosismico unificato in via preliminare, da quanto di nuovo disponibile in campo di attenuazione dei parametri strumentali e dalla calibrazione delle stime in termini di intensità macrosismica mediante utilizzo delle storie sismiche di sito e tramite l'utilizzo di un albero logico che contempli le possibili opzioni, si avvierà la produzione di mappe di pericolosità sismica aggiornate al 1999.

Unità di Ricerca*
IRRS-Milano (Stucchi), UNI-Siena (Albarello), IRRS-Milano (Petrini), OGS-Trieste (Slejko, Rebez, Peruzza), UNI-Pisa (Scandone), UNI-Genova (Cattaneo), UNI-Trieste (Suhadolc), IRRS-Milano (Tento/Marcellini)

* partecipano a costo zero

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