ASMI Archivio Storico Macrosismico ItalianoItalian Archive of Historical Earthquake Data

Questo evento è segnalato da fonti giornalistiche coeve [[Avvisi di] Roma, 1561.08.09; [Avvisi di] Napoli, 1561.08.09] che riportano danni a Napoli e in diverse parti della Campania (Irpinia, Vallo di Diano, penisola sorrentina).

L'evento, sconosciuto alla tradizione sismologica e ai principali cataloghi parametrici italiani, non è incluso nel catalogo CPTI04 [Gruppo di Lavoro CPTI, 2004]. E' invece noto alla tradizione sismologica [Magnati, 1688; Bonito, 1691; Capocci, 1861, Mercalli, 1883; Baratta, 1901], ai principali cataloghi parametrici e al CPTI04 un evento che il 31 luglio 1561 danneggiò Buccino. Esso è generalmente ritenuto il primo di due eventi principali riferibili a una sequenza sismica localizzata nel Vallo di Diano in luglio-agosto 1561.

L'esistenza di un secondo evento verificatosi il 31 luglio 1561 ma distinto dal precedente è ipotizzata da Castelli et al. (2008) in base all'analisi del più vasto assortimento di fonti originali finora raccolto sulle scosse attestate in Campania e Basilicata nel luglio-agosto 1561.

A questo proposito si ricorda che tutti gli studi precedenti sulla sequenza del luglio-agosto 1561 si basavano soltanto su Pacca (1563) e Pacca (sec. XVI). Invece Castelli et al. (2008) considerano fonti giornalistiche, notarili, diaristiche e trattatistiche coeve, alcune delle quali redatte nell'arco di meno di un mese dall'inizio della sequenza.

L'analisi delle più antiche fondi disponibili [[Avvisi di] Roma, 1561.08.09; [Avvisi di] Napoli, 1561.08.09; Seripando, sec. XVI] delinea un quadro di effetti datati con certezza al 31 luglio, la cui distribuzione non è compatibile con un unico evento localizzato in area appenninica (ipotesi avanzata da tutti gli studi precedenti a Castelli et al., 2008) ma con due eventi, verificatisi lo stesso giorno e localizzati, uno in area appenninica, l'altro lungo la costa tirrenica.

Quest'ultimo evento causò crollo di edifici e diverse vittime a Vietri sul Mare (Pacca, sec. XVI) e Cava dei Tirreni [[Avvisi di] Napoli, 1561.08.09], "molti danni" a Nocera Inferiore [[Avvisi di] Napoli, 1561.08.09] e potrebbe aver lesionato almeno un edificio di Salerno, di cui è attestato il crollo l'8 agosto seguente [Seripando, sec. XVI]. E' invece più incerto se possano essere attribuiti all'evento tirrenico o a quello appenninico alcuni danni attestati il 31 luglio a edifici di Napoli [[Avvisi di] Roma, 1561.08.09].

Repertori: Bonito (1691); Perrey (1848); Mercalli (1883), Mercalli (1891); Baratta, (1901);
Fonti: Pacca (sec. XVI); Seripando (sec. XVI); Maffei (1564); Iscrizione 1568 (Tito, congrega, distrutta 1980, com. pers. don N. Laurenzana); Iscrizione 1590 (castello di Polla, ed. in Bracco, 1979); Vipera (1635); Bellabona (1656)
Avanzamento: **

Secondo i cataloghi sismici correnti è il solo evento distruttivo localizzato nel Vallo di Diano. Dubitano della correttezza della localizzazione Mucciarelli et al. (2000), per cui la distribuzione degli effetti nota potrebbe essere parziale per possibili lacune nella rete insediativa dell’epoca e il livello di effetti nel Vallo potrebbe essere influenzato da amplificazioni locali.
La fonte principale su cui si basano tutti gli studi disponibili (GNDT, 1994; Boschi et al., 1995) è Pacca (sec. XVI), trattato sui terremoti da cui proviene gran parte dei dati sul danneggiamento. Poche altre fonti originali forniscono notizie su singole località.
Il manoscritto Pacca (sec. XVI) rimase ignorato fino al 1891, quando Mercalli (1891) ne pubblicò un estratto. La sua descrizione del terremoto del 1561 è unica e non ripresa da altre fonti. Ne esiste però, in Pacca (1563), anche una sintesi a stampa (con varianti e contraddizioni) che ha invece originato una sequenza di riferimenti al terremoto del 1561 in compilazioni storiche del Cinque-Seicento.
Esistono poi alcune fonti cinque-seicentesche originali che descrivono il terremoto indipendentemente da Pacca, in parte note agli studi precedenti, in parte individuate da questo. Nessuna è pari a Pacca (sec. XVI) per quantità di dati.
La descrizione di Pacca (sec. XVI) influenza quindi fortemente l'immagine complessiva del terremoto. E’ basata su una "vera relatione dì persone degne di fede" ma presenta diverse oscurità. Pacca (sec. XVI) descrive due eventi sismici:
- il 31 luglio 1561 “intorno alle 24 hore" (20.00 EMT circa) nelle province di Terra di Lavoro, Principato e Basilicata (odierne Campania e Basilicata) un terremoto "commosse tutti gli edifici de le già dette provintie onde con facilità poi rovinorono soccedendo l'altro movimento [del 19 agosto 1561, NdC]". Implicitamente si tratta di un evento che interessa la stessa area del successivo ma le località nominate sono solo due: Buccino (distruzioni) e Napoli (avvertimento);
- il 19 agosto 1561 un secondo evento in Principato and Basilicata danneggia gravemente 29 siti (Vallo di Diano e Potentino). Tra essi varie località vicine a Buccino ma non Buccino stessa.
Le conoscenze sull’evento del 31 luglio sono lacunose: tre province del Regno di Napoli ne avrebbero subito gli effetti, ma tra le località nominate nessuna appartiene alla Terra di Lavoro. E’ improbabile che Buccino sia stata danneggiata solo dal terremoto di luglio e le sue vicine solo da quello di agosto, tanto più che lo stesso Pacca, in un successivo capitolo, dice che "la terra di Bocino [...] due volte nell’istess’anno [1561], anzi tra un mese, provò la violenza [del terremoto]”. Stessa notizia in una Nota ... (Secc. XVI-XVII)

Una ricostruzione del terremoto basata su tutte le fonti originali finora recuperate porta a un quadro un po’ più articolato ma non molto più chiaro.
Per il 31 luglio, si dispone di fonti originali che descrivono effetti sismici registrati (pressoché alla stessa ora e in circostanze simili a quelle descritte da Pacca, cioè circa un paio d’ore dopo un fortissimo uragano) ad Avellino, dove “per lo scuotimento, e tremore ... l’una casa sull'altra poggiando, lasciò quasi in tutte lesioni, e fissure e fra l'altre, nelle torri del Castello, e nel Vescovato” (Bellabona, 1656); Benevento dove causò “gran timore a tutti” (Vipera, 1635); Solofra, dove secondo un testimone oculare “tutto pose in fuga e fe’ della propria vita temere, [ma] non si è fatta scissura alcuna” (Maffei, 1564). Da Pacca si sa già che la scossa fu “intesa” a Napoli. Quanto al danneggiamento, a Buccino:

“rovinò una parte del palaggio del Duca di Martina e l’altra rimase conquassata e dentro la terra caddero affatto intorno a 200 case co’l palaggio del marchese et alcune chiese e la chiesa maggiore e i monasteri co’l rimanente del’altre case furono talmente scosse ch’appena si mantennero in piedi e con tanta rovina morirono circa 100 persone senza gli altri che vi furono molto malconci” (Pacca, sec. XVI).

Un' iscrizione del 1568 esistente a Tito fino al terremoto del 1980 (com. pers. Don N. Laurenzana), attribuiva al terremoto del 31 luglio la distruzione di una chiesa di Tito, località citata da Pacca solo in relazione all'evento del 19 agosto.
A queste segnalazioni antiche e attendibili se ne aggiungono altre recenti, dubbie e difficilmente controllabili per l’assenza di riferimenti a fonti originali. Consistono nell'attribuzione del danneggiamento di Lioni (AV) e Castelpagano (BN) e di una frana a Tolve (PZ) ad un terremoto “del luglio 1561” (Sansone e Sansone, 1959; Ricchetti, 1983; Mattia, 1986). Potrebbero essere tanto un’eco di notizie autentiche quanto frutto di illazioni basate sulla lettura di Baratta (1901) o di suoi epigoni.

Per il terremoto del 19 agosto non sono state individuate segnalazioni relative a località non citate da Pacca, mentre per le località citate è stata individuata un’iscrizione del 1590, commemorante il restauro degli edifici di Polla (Bracco, 1979). La storiografia locale del Vallo di Diano contiene frequenti riferimenti ai terremoti del 1694 e 1857 e alla pestilenza del 1656 ma per lo più ignora il terremoto del 1561.
La tabella delle intensità relativa a questo evento è stata rivista considerando sia i dati CFTI sia i dati DOM. I soli dati provenienti esclusivamente da CFTI riguardano l'avvertimento senza danni a Salerno (Seripando, sec. XVI) e Montemurro (Schiavone, 1966). La prima segnalazione proviene dal diario del vescovo di Salerno, che nel 1561 si trovava a Trento per il concilio ma che era in costante contatto col capitolo della sua cattedrale. Si tratta quindi di notizia molto attendibile. La seconda proviene dalla storiografia recente e si basa su un manoscritto ottocentesco dell’archivio Ragona di Montemurro dedicato al terremoto del 1857, di cui non si conoscono le fonti.

Aqqiunte/variazioni rispetto ai PQ precedenti.

La località di S. Angelo a Fasanella (cfr. DOM) è stata eliminata perché inserita per errore (non figura in Pacca). La località citata da Pacca come Pantoliana è stata identificata nell’attuale Castelcivita (SA). La località citata come “Vietri posto tra Amalfi e Salerno” è stata identificata come Vietri di Potenza (non Vietri sul Mare), per motivi già esposti da Mercalli (1891) e condivisi da CFTI.
Non è stato possibile localizzare in maniera soddisfacente il sito citato da Pacca come San Licandro. Sono stati infatti individuati due siti di questo nome, entrambi abbandonati: i ruderi di un castello presso Sicignano degli Alburni (oggi contrada San Licandro) e una grancia benedettina alla foce del torrente Tusciano (Eboli-Battipaglia). Il motivo per cui si tende a scartarli entrambi è che la sequenza in cui Pacca riporta i nomi delle località danneggiate sembra rispecchiare un itinerario reale (quello delle “persone degne di fede"' che fornirono informazioni sull'evento ?). Esso percorre prima il settore orientale della provincia di Principato Citra (da Palo a Baivano) per poi risalire a nord nel settore occidentale della Basilicata (da Tito a Bella). La posizione di“San Licandro”, elencata tra Calitri e San Fele non corrisponde a nessuno dei siti individuati.