OBIETTIVO A - Definizione delle caratteristiche dei terremoti attesi

Sub-obiettivo A3: Modelli non stazionari

(resp. D. Slejko)


Introduzione

Le stime finali di pericolosità sismica per il territorio nazionale sono state consegnate recentemente al Dipartimento della Protezione Civile: esse dovrebbero rappresentare la base informativa per la futura classificazione sismica italiana. Questo risultato è stato raggiunto dopo un lavoro pluriennale che ha interessato massicciamente il GNDT nel corso del Progetto Triennale 1993 - 1995 e rappresenta la fine di un processo scientifico che ha spaziato dalla preparazione di un catalogo di terremoti, attraverso la definizione del modello sismotettonico nazionale e la caratterizzazione sismica delle zone sismogenetiche, fino alla stima della pericolosità sismica. Il progetto GNDT può essere considerato una fase dovuta ed intelligente verso la definizione del rischio sismico nazionale. Una fase dovuta perché allinea l'Italia, con l'applicazione della metodologia di Cornell, alla maggioranza delle nazioni scientificamente avanzate in campo di ingegneria sismica: approcci più sofisticati sono stati applicati, infatti, quasi esclusivamente nell'America settentrionale. Una fase intelligente perché l'applicazione italiana manifesta una globalità progettuale pressoché assoluta: non c'è aspetto del metodo di Cornell, infatti, che non sia stato affrontato e, generalmente, risolto in maniera personalizzata. Le caratteristiche del progetto GNDT sono così sintetizzabili: 1) è stato utilizzato un metodo probabilistico consolidato (il metodo di Cornell per l'appunto); 2) il risultato conseguito (carta di PGA con periodo di ritorno 475 anni) rappresenta un prodotto convenzionale (per esempio nell'Eurocodice EC8) e 3) il progetto presenta una filosofia operativa coerente nell'arco di tutto il progetto stesso.

L'attività relativa al Sub-obiettivo A3 "Modelli non stazionari" nel corso del primo semestre del 1996 è stata rivolta principalmente alla definizione dello stato dell'arte dei diversi aspetti della tematica contenuti nel Progetto Triennale 1996 - 1998, ripresi poi dal Progetto Esecutivo 1996, che sono: modelli a sorgenti indipendenti, modelli a sorgenti interconnesse e pericolosità sismica nazionale per Eurocodice.

I risultati finora ottenuti tendono, come già detto, a definire lo stato delle conoscenze e sono condensati negli atti del workshop "Verso la definizione delle caratteristiche dei terremoti attesi" (Slejko e Stucchi, 1996), tenutosi a Milano il 10 ed 11 ottobre 1996. Una delle tre sessioni è stata focalizzata sulla pericolosità di nuova generazione e vantaggi e limiti di approcci non stazionari hanno trovato ampia analisi. Ancora nell'ambito dei modelli non stazionari, un'altra sessione ha avuto come tema la previsione a medio termine e, oltre all'analisi critica delle conoscenze a livello internazionale, ha trovato spazio la descrizione delle applicazioni finora realizzate a livello nazionale.

Le UR coinvolte nella realizzazione del Sub-obiettivo A3 sono: Università Genova (responsabile Eva), Università Siena (responsabile Mantovani), CNR IRRS Milano (responsabile Marcellini), ISMES Bergamo (responsabile Mucciarelli), Università Bologna (responsabile Mulargia), OGS Trieste (responsabile Sirovich) ed OGS Trieste (responsabile Slejko). A queste sono associate anche le UR CNR IRRS Milano (responsabile Stucchi), CNR IAMI Milano (responsabile Rotondi), Università Trieste (responsabile Costa) ed ENEA Roma (responsabile Rinaldis), finanziate indirettamente. Il personale ex art. 23 afferente alle UR suddette è composto da: G. Franceschina, L. Peruzza e D. Spallarossa.

Attività principali

A causa delle conoscenze ancora molto limitate dei processi fisici alla base dei terremoti, nessun modello fisico è ancora riuscito a descrivere il ciclo sismico in maniera praticamente utilizzabile. La conoscenza del fenomeno è in realtà talmente scarsa che non è stato ancora possibile derivarne neanche una descrizione statistica univoca, come è provato dalla pletora di distribuzioni che vengono utilizzate, con apparente pari dignità, nelle stime di pericolosità. Le ragioni di questa situazione non vanno tanto ricercate in una particolare ignoranza dei fisici terrestri, quanto nella enorme complessità del processo fisico, la fratturazione, che sta all'origine dei terremoti. Gli studi che vengono sviluppati con crescente interesse nell'ambito della scienza dei materiali mostrano che la frattura è, ancora più della turbolenza, probabilmente il processo più complicato che si conosca: esso è multidimensionale, antientropico, frattale, autoorganizzato. Attraverso esperimenti di frattura in laboratorio è possibile studiare la fisica dei terremoti trasferendo i risultati al caso reale senza la necessità di introdurre parametri di scala. L'enorme vantaggio rispetto agli studi in situ sta nel poter controllare le condizioni di sforzo e di deformazione, e nello studiare un sistema isolato: mentre nel caso reale non è mai possibile stabilire con certezza se una zona risente o meno degli effetti di quelle vicine, in laboratorio le fratture sono per forza confinate all'interno del campione. Utilizzando le attrezzature del Laboratorio di Meccanica delle Rocce, sviluppato negli ultimi 15 anni al Dipartimento di Fisica dell'Università di Bologna, l'UR Mulargia si accinge ad intraprendere un programma di esperimenti con lo scopo di determinare la distribuzione statistica, e quindi il modello statistico, dei terremoti. Alla luce di questo, l'UR Mulargia sta cercando di caratterizzare la dinamica di base del processo, e cioè se esso è stocastico o caotico, utilizzando strumenti di analisi non classici (Marzocchi et al., 1996), perché si è visto che quelli classici sono poco efficaci. Si noti che, se fosse possibile identificare componenti caotiche nel processo, ne discenderebbe immediatamente la capacità di fare previsioni accurate a breve termine.

Un'analisi approfondita delle conoscenze sui diversi modelli di sorgente è stata sviluppata dall'UR Mantovani. Le ricerche in corso riguardano le possibili strategie per la individuazione sul territorio nazionale di aree di maggiore pericolosità sismica nel prossimo futuro. La prima parte delle indagini svolte ha riguardato una analisi critica della letteratura sull'argomento tentando di definire lo stato dell'arte e le differenti esperienze condotte in passato in Italia ed in altre nazioni. I risultati di questo studio hanno portato alla individuazione di due principali tipi di approccio del problema. Il primo ("a sorgenti indipendenti") parte dall'assunzione che le principali sorgenti sismiche presentino singolarmente regolarità di comportamento in alcuni dei loro parametri, regolarità che, una volta individuate, potrebbero essere utilizzate come strumento di previsione delle future scosse intense nelle singole zone sismogenetiche. Appartengono a questo tipo di approccio i concetti di sorgenti "slip predictable", "time predictable", e con "terremoto caratteristico". Il secondo approccio ("a sorgenti interconnesse") è basato sullo studio delle possibili interazioni meccaniche fra le varie sorgenti sismiche. In questa ipotesi, a partire da una data configurazione iniziale di attivazioni sismiche, sarebbe possibile individuare le zone sismogenetiche maggiormente pericolose in un prossimo futuro. In questo gruppo rientrano metodi di tipo strettamente statistico (tipo "Pattern recognition") o altri di tipo più deterministico (tipo "migrazione della deformazione" o "variazioni di sforzo statico"). La disamina della letteratura disponibile ha suggerito come il secondo tipo di approccio appaia al momento più promettente almeno per la regione italiana.

A3.1 Modelli a sorgenti indipendenti

L'UR Slejko ha svolto un'analisi delle conoscenze e delle possibilità di applicazione di modelli a sorgenti individuali nella realtà italiana. In questa categoria rientrano sia le esperienze di applicazione puramente dipendente dal tempo, sia i cosiddetti metodi ibridi che integrano la trattazione poissoniana con quella time-dependent. La bibliografia relativa alla pura trattazione time-dependent è piuttosto vasta, con esempi di trattazione di singole faglie (gli esempi più significativi sono relativi alla California), oppure di sorgenti areali; in questi ultimi casi in generale viene investigata la sismicità delle sorgenti e la significatività statistica di modelli non poissoniani. Nel secondo blocco, identificato come un settore di interesse privilegiato in Italia, possono rientrare dei modelli previsionali legati al tempo intercorso dall'ultimo risentimento (sperimentale o teorico) in relazione al tempo di ricorrenza medio, e modellazioni più complesse della distribuzione degli intertempi al sito; la loro validazione è ad oggi oggetto di discussione.

E' stata realizzata dall'UR Slejko un'applicazione ibrida per la Calabria (Peruzza et al., 1996): essa rappresenta un test metodologico per trattare diversamente la sismicità minore da quella di più alto grado. La stima di pericolosità prevede la modellazione come processo renewal di terremoti caratteristici su faglie maggiori, di cui è noto, o si ipotizza noto, il grado di attività; la sismicità minore invece viene trattata tradizionalmente con l'approccio dei valori estremi. Le due componenti della pericolosità vengono alla fine aggregate, per soglie di PGA ritenute significative. E' possibile in questo modo evidenziare siti in cui il contributo della sismicità minore è dominante rispetto ad altri che risentono più pesantemente dell'assunzione di dipendenza dal tempo degli eventi maggiori. Cruciale in questo tipo di analisi è riuscire a quantificare e gestire le conoscenze relative alla localizzazione ed estensione del segmento di faglia attivo, vincolarne la magnitudo caratteristica ed il tempo di ricorrenza, riconoscere la datazione dell'ultimo evento e stimare le incertezze connesse ai vari passi dell'analisi. Slip-rates e conseguentemente tempi di ricorrenza ipotizzati per le strutture maggiori sono in Italia diversi di un ordine di grandezza rispetto alla California, rendendo la previsione a medio termine di questi eventi maggiori meno significativa; per contro, la documentazione relativa agli eventi cosiddetti minori risulta molto più estesa nel tempo. Per questo motivo può risultare pagante per l'Italia un approccio ibrido, in cui una modellazione time-dependent legata alla faglia venga applicata alle sorgenti indiziate di terremoto caratteristico; essa deve venire affiancata da un trattamento poissoniano per la sismicità diffusa.

L'analisi delle caratteristiche sismiche delle sorgenti è stata studiata dall'UR Rotondi. Nell'ipotesi di non-stazionarietà del processo sismico, si è perfezionato un metodo per analizzare le variazioni del livello di attività sismica in una regione considerandolo come un problema di punto di cambiamento multiplo. Supponiamo di indicare con Mk il modello secondo cui esistono k punti di cambiamento nella sequenza temporale degli eventi accaduti in una regione, cioè vi sono stati (k+1) periodi con diverso tasso di sismicità; l'approccio adottato si basa su un particolare metodo di simulazione stocastica che permette di prendere in esame contemporaneamente tutti i modelli Mk , con k sconosciuto variabile nell'intervallo [0,kmax], e stimarne i parametri.

L'UR Eva ha prodotto analisi della stabilità delle relazioni di Gutenberg-Richter per diverse zone sismogenetiche con l'utilizzo di cataloghi diversi ed integrati. In questo senso si è cercato di confrontare tali relazioni, ottenute con metodi di massima verosimiglianza, derivate da cataloghi di diversa completezza. I cataloghi utilizzati sono stati: il catalogo NT ed il catalogo strumentale ING 1970-1995 integrato, ed il Catalogo NT + ING integrato. I risultati hanno dimostrato l'importanza della sismicità strumentale recente nella stabilizzazione di tali relazioni, e la inconsistenza di talune zone sismogenetiche. Per alcune zone vi è una nutrita attività sismica recente e pressoché nulla attività storica, per altre succede l'inverso. Questo potrebbe inoltre porre una serie di quesiti molto importanti da risolvere anche in prospettiva di analisi con "memoria". L'UR Eva ha condotto pure un'analisi della poissonianità e delle caratteristiche di clusterizzazione connesse con le diverse zone. Tali analisi sono state eseguite su cataloghi strumentali "completi" sia a scala regionale che nazionale. I risultati hanno messo in luce che la clusterizzazione permane anche utilizzando finestre a lunghezza variabile per l'eliminazione delle repliche. Inoltre certe zone mostrano perfette distribuzioni poissoniane. Tali concetti e metodologie non sono applicabili ad un catalogo depurato a "priori" come quello NT.

A3.2 Modelli a sorgenti interconnesse

Relativamente al tema specifico delle sorgenti interconnesse, l'UR Mantovani ha svolto delle indagini atte ad evidenziare possibili interrelazioni fra l'attività delle zone sismiche collocate sui bordi opposti della piattaforma adriatica con particolare riguardo alla possibile relazione fra l'occorrenza di terremoti intensi nella regione dell'Albania Montenegro e quelli in Italia Meridionale. Questa ipotesi, ben giustificata dal punto di vista del contesto geodinamico, è stata sottoposta a indagini di tipo statistico volte a definirne la significatività alla luce delle informazioni disponibili circa la sismicità centro mediterranea negli ultimi due secoli. Le ricerche hanno dato esito positivo mettendo in evidenza la possibilità che perturbazioni nei campi di sforzo e deformazione della regione possano essere innescate da periodi di intensa attività sismica lungo il margine dinarico-albanese e, propagandosi attraverso la litosfera adriatica, raggiungere la regione italiana provocando la possibile attivazione delle diverse sorgenti sismogenetiche. Le future ricerche cercheranno di meglio definire, su base quantitativa, le possibili caratteristiche attese della perturbazione ipotizzata e delle sue modalità di propagazione nel complesso contesto geodinamico del Mediterraneo centrale. In particolare, sulla base di una conoscenza più dettagliata dei processi geodinamici in atto e sulla loro modellazione quantitativa nel breve e medio termine, sarà tentata la definizione delle ampiezze attese per la perturbazione prodotta in Italia a seguito di una fase di mobilità della piattaforma adriatica indotta dalle attivazioni sismiche del suo margine orientale. Queste valutazioni potranno essere utilizzate per la validazione su base fisica dell'interrelazione sismica individuata e permettere la progettazione di opportune strategie di monitoraggio volte alla osservazione diretta del fenomeno ipotizzato.

In Italia centrale l'algoritmo CN è stato applicato dall'UR Costa, utilizzando diverse regionalizzazioni (p.es. Costa et. al. 1996), in quanto qui la completezza del catalogo PFG aggiornato con quello ING risulta maggiore. La definizione delle regioni per il nord ed il sud Italia rendono necessario considerare un'ulteriore regionalizzazione per l'Italia centrale. Infatti, le regionalizzazioni scelte per il nord e per il sud Italia contengono zone precedentemente incluse nell'Italia centrale. Utilizzando la regionalizzazione che esclude dall'Italia centrale le zone di transizione, tre dei quattro terremoti con magnitudo maggiore di Mo vengono previsti, ma la durata dei TIPs aumenta dal 30% al 38%, rispetto a quella dello studio precedente con cinque falsi allarmi. In conclusione l'utilizzo dell'algoritmo CN in Italia ha permesso di individuare tre aree con caratteristiche sismiche omogenee per la definizione delle funzioni utilizzate dall'algoritmo (Costa et al., 1996). Nelle zone così definite sono stati individuati degli allarmi in cui la probabilità di occorrenza di un terremoto è maggiore. In presenza di questi allarmi, le zone dovrebbero costituire zone prioritarie di attenzione dove integrare le analisi con metodologie differenti, atte a confermare o meno lo stato di pericolo ed a definirlo in maniera più dettagliata. Gli sviluppi della ricerca prevedono la ridefinizione delle tre regionalizzazioni, seguendo più in dettaglio le indicazioni date dal più recente modello sismotettonico d'Italia, e l'utilizzo del catalogo appropriato in avanzata fase di completamento.

A3.3 Pericolosità sismica nazionale per Eurocodice

L'UR Marcellini ha valutato la pericolosità sismica in termini di PGA e di ordinate dello spettro di risposta per la regione Lombardia e la regione Emilia-Romagna. Si è usato il codice di calcolo STASHA modificato, adottando sia l'approccio classico sia l'approccio bayesiano; in quest'ultimo caso per definire i parametri della probabilità a priori è stata considerata la relazione Gutenberg-Richter. Come dati di ingresso si è usato il catalogo NT1, la zonazione GNDT e la legge di attenuazione Tento et al. 1992. Il confronto dei risultati, con riferimento alla carta di PGA per un periodo di ritorno di 500 anni, dimostra che l'approccio bayesiano fornisce quasi sempre valori più elevati (comunque in genere dell'ordine del 2-3%). I valori di PGA ottenuti sono anche leggermente superiori a quelli ottenuti usando il codice SEISRISK III.

Ancora l'UR Marcellini ha analizzato i risultati in PSV (spettro di risposta in velocità) osservando che: 1) l'attendibilità dei risultati (dovuta alle caratteristiche del data set accelerometrico) diminuisce sensibilmente per To > 2.5 s; 2) - il contenuto energetico del PSV a probabilità uniforme si situa a periodi inferiori rispetto a quello previsto dalla probabilità condizionata P(PSV|M), dove M è la magnitudo per il periodo di ritorno considerato; e 3) - l'entità di tale shift è direttamente proporzionale alla pendenza della retta di Gutenberg - Richter.

L'UR Eva ha eseguito analisi di pericolosità utilizzando il catalogo PFG integrato con cataloghi strumentali molto completi relativi al periodo 1970-1995 e considerando talune correzioni apportate da NT. Sono state considerate anche zonazioni alternative a quella GNDT che tengono conto di sorgenti sismiche ben localizzate. Tale metodo è stato applicato per il calcolo della pericolosità per la città di Genova e per la valutazione di possibili effetti di innesco sulla generazione di frane sottomarine. Una valutazione dell'influenza della zonazione sui parametri di pericolosità è stata anche eseguita per l'Appennino nord-occidentale considerando cataloghi integrati con dati strumentali recenti. In generale si sono determinate significative discrepanze tra i valori calcolati con o senza dati strumentali. L'influenza della zonazione è manifesta.

Sono state effettuate dall'UR Mucciarelli elaborazioni statistiche relative a tempi di ritorno di terremoti desunti dal catalogo NT utilizzando stime di sito integrate dalle intensità realmente osservate contenute nella banca dati GNDT. La metodologia per la stima probabilistica dei tempi di ritorno al sito da dati storici realmente osservati è stata messa a punto con precedenti finanziamenti GNDT (vedi rapporto ISMES RAT-DGF-377/95). Tra le attività del 1996 vi è stata anche la diffusione internazionale di tale tecnica mediante la pubblicazione di un articolo riguardante quattro siti campione. Per le 40 località esaminate nel corso delle attività del 1995, si è effettuato un confronto con i tempi di ritorno provenienti da una stima indipendente, che ha fornito i tempi di ritorno per il VII grado MCS calcolato mediante il metodo di Cornell e relazioni di attenuazione differenziate da zona a zona secondo quanto deciso in ambito GNDT. I tempi calcolati utilizzando il codice Seisrisk risultano generalmente maggiori di quelli ottenuti mediante l'impiego dei dati storici probabilmente a causa del processo di spalmatura della sismicità previsto dal metodo di Cornell. Infatti, tutte le aree con forti sottostime sono aree a bassa attività ma con una elevata superficie mentre quelle con un ragionevole accordo sono caratterizzate da una elevata sismicità e/o una ridotta superficie. Il processo di spalmatura potrebbe determinare valori troppo bassi del tasso di attività: per verificare questa possibilità si dovrebbero studiare molti siti all'interno della stessa area in modo da avere un'idea più precisa di come la sismicità storicamente risentita sia diversa da una distribuzione uniforme.

Il tema specifico dell'attenuazione e della sua caratterizzazione a fini di pericolosità sismica è stato sviluppato dall'UR Sirovich che ha iniziato l'applicazione di una nuova funzione cinematica a studi e scenari di pericolosità regionale nonché il suo aggiornamento e applicazione alla sintesi del campo macrosismico del terremoto del 1693 nella Sicilia sud-orientale. Questa back-analysis ha fornito la prima stima quantitativa della funzione cinematica della possibile sorgente, che potrà venire utilizzata anche nelle stime probabilistiche al posto delle usuali relazioni di attenuazione. E' stato fatto il confronto quantitativo fra modello di attenuazione isotropa e modello di radiazione-attenuazione cercando di tenere conto anche della migliore o peggiore replicabilità della forma del campo nel suo complesso. Essendo il filtraggio (contour) dei piani quotati una tecnica gravida di rischi, nell'intento di privilegiare ciascun dato osservato si è iniziata la sperimentazione dei diagrammi di Voronoi per mettere a punto una metodologia di valutazione obiettiva del risultato di sintesi di dati sperimentali territorialmente distribuiti in modo irregolare.

L'attività svolta dall'UR Rinaldis relativamente alla banca dati accelerometrica da utilizzare per finalità di caratterizzazione dell'attenuazione dell'accelerazione (sia in termini di PGA che spettrali) può essere suddivisa in due filoni. Il primo riguarda lo studio di 40 registrazioni accelerometriche ottenute in Grecia nel periodo 1980-1986, al fine di arricchire le leggi di attenuazione italiane (del picco di accelerazione e quelle spettrali) nell'intervallo delle magnitudo elevate. Il secondo invece ha riguardato un tentativo di inserire, nelle leggi di attenuazione spettrali, un parametro che tenesse conto dell'effetto di sito (in particolare si è tentato di correlare la frequenza predominante alla frequenza del suolo; Benito et al., 1996).

Ancora relativamente alla raccolta e qualificazione dei dati accelerometrici, l'UR Marcellini si è posta l'obiettivo di poter ampliare il data-set attualmente disponibile, allo scopo di definire leggi di attenuazione regionali in termini di ordinate spettrali. A tal fine è stata avviata un'operazione di raccolta di dati accelerometrici analogici provenienti dall'IZIIS (Institute of Earthquake Engineering and Engineering Seismology - Skopje). Si tratta di 924 accelerogrammi dei quali 543 in free field, per un totale di 276 eventi registrati da 77 stazioni. I siti sono classificati schematicamente come "soil" o "bedrock" e il 20% circa degli accelerogrammi sono stati ottenuti su bedrock. Gli strumenti di registrazione sono SMA-1 con trigger posto a 0.01 g sulla componente verticale. Su alcune registrazioni è presente la traccia fissa. I dati di localizzazione e magnitudo sono stati ricavati dai bollettini NEIC e da diversi osservatori sismologici della ex-Jugoslavia. I dati acquisiti comprendono un buon numero di registrazioni near-field (circa 90 registrazioni con D < 10 km e circa 240 con D < 20 km), che tuttavia non sono di magnitudo elevata (5 registrazioni con D <10 km e M > 5.0). I valori di PGA sono superiori a 100 Gal per il 5% circa del data-set (una trentina di registrazioni circa) mentre, se si considerano ad esempio i dati ENEA-ENEL, si vede che il 25% degli accelerogrammi (40 registrazioni circa) ha un PGA maggiore di 100 Gal. Il data-set comprende 23 eventi con 5.0 < M < 6.0 e 8 eventi con M > 6.0. Almeno due terremoti sono stati registrati da un buon numero di stazioni (Montenegro 15.04.79, M=6.8, 26 stazioni; Montenegro 24.05.79, M=6.1, 14 stazioni). Analizzando la distribuzione dei dati in magnitudo e distanza, è possibile evidenziare, oltre che l'usuale carenza di dati strong motion in near-field, anche un problema di qualificazione del dato. Sono presenti infatti diverse registrazioni far-field caratterizzate da bassi valori della magnitudo, che sono probabilmente da associare a errori nella valutazione della distanza e/o della magnitudo. Il medesimo problema viene messo in luce anche dalla distribuzione in profondità, che mostra un picco a 10 km: è abbastanza improbabile infatti che 130 eventi su 216 siano localizzati a 10 km di profondità. La mappa della sismicità mostra infine una forte concentrazione nella zona del Montenegro e la presenza di circa 40 registrazioni di terremoti friulani, che potrebbero essere utilizzate per integrare gli accelerogrammi della banca dati ENEA-ENEL.

Relativamente all'analisi delle registrazioni velocimetriche, l'UR Marcellini si è posta l'obiettivo di indagare la possibilità di imporre vincoli di carattere sismologico alla legge di attenuazione stessa. In questa fase sono stati analizzati gli eventi registrati dalla rete sismometrica dell'OGS nel periodo gennaio 1994 - agosto 1996. Si tratta di eventi di magnitudo compresa fra 0.5 e 4.0, localizzati nella parte centro-settentrionale della regione friulana. E' stata ricavata una relazione magnitudo-momento che risulta essere in buon accordo con relazioni ottenute in altre parti del mondo per eventi di magnitudo simile. Oltre al momento sismico, sono stati ricavati il raggio di faglia e la caduta di sforzo. La caduta di sforzo risulta essere mediamente attorno a 0.5 bar (Franceschina, 1996; Franceschina et al., 1996).

Relativamente alla scelta della pericolosità di riferimento per il calcolo degli effetti di sito, l'UR Marcellini ha confrontato i risultati ottenuti calcolando l'input motion in un caso a partire dal PSV a probabilità uniforme calcolato per un periodo di ritorno di 500 anni (1) e nell'altro a partire dal PSV|M con M calcolata per un periodo di ritorno di 500 anni (2). E' stato considerato un sito in Lombardia, caratterizzato da 2 strati rispettivamente di Go= 160 e 900 Mpa, sovrastanti un bedrock di 8000 Mpa. L' input motion è stato ricavato con una procedura di best fit tra accelerogrammi del data base nazionale e spettri di risposta calcolati dalla pericolosità sismica. Il contenuto energetico del PSV ottenuto determinando l'input motion con la procedura 1 si concentra a periodi più bassi rispetto al medesimo calcolo degli effetti di sito ottenuto a partire dalla procedura 2. I valori di amplificazione sono più elevati quando si adotta la procedura 1 per il calcolo dell' input motion (Marcellini et al., 1996).

Lavori citati

Benito B., Rinaldis D., Paciello D., 1996: Attenuation of Spectral Acceleration for Different Frequencies from Friuli (1976) Records. Presented at XXV General Assembly of ESC, Reykjavik, 9-14 September 1996.

Costa G., Orozova-Stanishkova I., Panza, G.F. and Rotwain I.M., 1996: Seismo-tectonic models and CN algorthm: the case of Italy. PAGEOPH, 147, 119-130.

Franceschina L., 1996: Relazione magnitudo-momento e legge di scala per eventi di bassa magnitudo dell'area friulana. Rapporto IRRS-CNR/MS-08, Milano, Luglio 1996.

Franceschina L., A. Govoni, A. Marcellini, A. Tento, 1996: The Friuli Area: an Example of Failure of the Constant Stress Drop Hypothesis. Presented at XXV General Assembly of ESC, Reykjavik, 9-14 September 1996.

Marcellini A., M. Pagani, F. Riva, A. Tento and R. Daminelli, 1996: The reference input motion in seismic microzonation. Presented at XXV General Assembly of ESC, Reykjavik, 9-14 September 1996.

Marzocchi W., Mulargia F., Gonzato G., 1996: Detecting low-dimensional chaos in times series of finite length generated from discrete parameter processes. Physica D, 90, 31-39.

Peruzza L., Pantosti D., Slejko D. and Valensise L., 1996: Testing a New Hybrid Approach to Seismic Hazard Assessment: an Application to the Calabrian Arc (Southern Italy). Natural Hazards, in press.

Slejko D. e Stucchi M. (a cura di), 1996: Workshop "Verso la definizione delle caratteristiche dei terremoti attesi", riassunti estesi. GNDT, Milano, 91 pp.



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